I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

mercoledì 21 settembre 2011

sivananda, terza lezione: disciplina yogica









Lo Yoga è radicato nella virtù. La disciplina etica è indispensabile per il successo nello Yoga. Disciplina etica significa adottare la giusta condotta di vita. Le due colonne portanti morali dello Yoga sono Yama e Niyama, che l’aspirante deve praticare nella sua vita quotidiana. Essi corrispondono approssimativamente ai dieci comandamenti del Signore Gesù o al nobile ottuplice cammino del Signore Buddha.
Non violenza (Ahimsa), verità (Satyam), non rubare (Asteya), continenza (Brahmacharya) e non bramosia (Aparigraha) sono le parti che compongono Yama.
Purificazione interiore ed esteriore (Saucha), accontentamento (Santosha), austerità (Tapas), studio di libri religiosi e filosofici (Svadhyaya) e resa al Signore (Isvara Pranidhana) rientrano in Niyama. La pratica di Yama e Niyama sradicherà tutte le impurità della mente. In verità, Yama e Niyama sono le pietre miliari della filosofia Yoga.
Tra tutte le virtù la posizione di preminenza è data all’astenersi dal provocare sofferenza nei confronti di ogni essere vivente (Ahimsa). Dev’esserci non violenza in pensieri, parole ed azioni. La non violenza è messa per prima perché è la fonte delle successive nove. La pratica dell’amore universale o della fratellanza tra gli uomini non è altro che non violenza messa in pratica. Colui che pratica la non violenza otterrà rapidi successi nello Yoga. Il praticante deve abbandonare perfino le parole dure e gli sguardi non gentili. Deve mostrare benevolenza e amicizia verso tutti. Deve rispettare la vita. Deve ricordare che il Sé comune dimora nel cuore di tutti gli esseri.
La verità (Satyam) viene subito dopo, nell’ordine degli Yama. Il pensiero deve rispecchiare la parola, e la parola l’azione. Questa è verità. Queste virtù sono alla portata soltanto delle persone non egoiste. La verità può a mala pena emergere, a meno che non vi sia un motivo puro dietro ogni azione. Le parole di uno Yogi devono essere una benedizione per gli altri.
Quindi viene il non rubare (Asteya). Devi essere soddisfatto con quello che ottieni tramite mezzi onesti. La legge del Karma è inesorabile. Dovrai soffrire per ogni tua azione sbagliata. Azione e reazione sono eguali e opposte. Ammassare ricchezze è vero furto. L’intera ricchezza di tutti e tre i mondi appartiene al Signore. Sei soltanto un custode della sua ricchezza. Devi dividere volontariamente ciò che hai con tutti e donarlo in carità.
La quarta virtù è la pratica della continenza; quella porzione dell’energia umana che è espressa nell’unione sessuale, quando controllata, viene trasmutata in una speciale forma di energia spirituale chiamata Ojas-Sakti, ed è accumulata nel cervello. Se pratichi lo Yoga ed allo stesso tempo conduci una vita impura, voluttuosa e immoderata, come puoi aspettarti progressi nello Yoga? Tutti i grandi giganti spirituali del mondo hanno praticato la continenza; e questa è la ragione per cui potevano scuotere ed elettrizzare il mondo intero tramite il potere della speciale energia spirituale che avevano accumulato Brahmachrya è il substrato per una vita nell’Atman, contribuisce alla gioia perenne e all’ininterrotta beatitudine che non può mai decadere. Conferisce energia tremenda, mente chiara, gigante forza di volontà, fiera comprensione, memoria ritentiva e potere di inquisizione (Vichara Sakti). Ciò che si vuole è controllo e non la soppressione del desiderio sessuale.
Uno studente Yogico dovrebbe astenersi dalla cupidigia. Non dovrebbe ricevere regali lussuosi da nessuno. I doni influenzano la mente di chi li riceve. Queste cinque virtù devono essere praticate in pensieri, parole e azioni, perché non sono semplicemente restrizioni ma veri cambiamenti del carattere, che implicano purezza e forza interiore.
Oltre a queste, l’aspirante Yogi dovrebbe anche praticare alcune altre virtù quali: la pulizia del corpo e della mente, l’accontentamento, l’austerità, lo studio di libri religiosi e filosofici e la resa al volere di Dio.
Accontentamento non significa soddisfazione, ma volontà di accettare le cose come sono e di viverle al meglio.
Austerità come i digiuni occasionali e l’osservanza del silenzio aumentano il potere di tolleranza. Resa al volere di Dio è il considerare ogni lavoro come quello del Signore Supremo, rinunciando a ogni pretesa verso i suoi frutti.
Lo studio dei libri religiosi riempie la mente di pietà e di purezza. Una tal rigorosa disciplina etica porta una sensazione di libertà e di elevazione morale. Quando sei sufficientemente avanzato nelle pratiche sopra menzionate, puoi affrontare ogni tentazione chiamando in aiuto puri e pacificanti pensieri.
Due cose sono necessarie per ottenere il successo nel controllo mentale: pratica (Abhyasa) e distacco (Vairagya). Devi sforzarti al livello estremo delle tue forze di liberarti da tutti i desideri verso ogni piacere, visto o non visto; questo distacco può essere ottenuto tramite la percezione costante dei mali che vi si trovano. Il distacco è la rinuncia all’ottenimento. Convincendosi dell’illusorietà degli oggetti dei sensi tramite un indagine sulla loro natura e coltivando indifferenza verso gli oggetti mondani, la mente può essere controllata e riportata al Sé per dimorarvi finalmente. In virtù di questa pratica dello Yoga, la mente dello Yogi raggiunge la pace nel Sé. La pratica consiste nella costante ripetizione della stessa idea o pensiero a proposito di qualsiasi oggetto. Tramite la riflessione costante e l’esercizio della forza di volontà, si dovrebbero dare impressioni alla mente subconscia di non cercare piaceri nel mutevole mondo fuori, ma in quello immutabile dentro. Dovresti esercitare la massima vigilanza per afferrare le opportunità, quando la mente si sofferma sugli oggetti dei sensi, per suggerirle nuovi significati ed interpretazioni e farle così cambiare la sua attitudine nei loro confronti in vista della sua definitiva ritirata da essi. Questo è chiamato pratica. La caratteristica principale della mente nello stato di veglia è di avere qualche oggetto su cui soffermarsi. Non può mai rimanere bianca. Può concentrarsi su un oggetto alla volta. Cambia costantemente i suoi obiettivi e così è agitata. E’ impetuosa, forte e difficile da piegare. E’ difficile da piegare tanto quanto il vento. Questo è il motivo per cui Maharishi Patanjali dice che la pratica deve essere stabile e continua e che si deve estendere lungo un considerevole arco di tempo, e che deve essere intrapresa con fede perfetta nei suoi rigeneranti e elevanti poteri. Non devi mostrare alcun sintomo di pigrizia in nessuno stadio della pratica. Il controllo non viene in un giorno ma nel corso di una lunga e continua pratica sostenuta da zelo ed entusiasmo. Il progresso nello Yoga può essere solo graduale. Nonostante lo sforzo o la pratica siano dolorosi all’inizio, essi porteranno Suprema Gioia alla fine. Il Signore Krishna dice ad Arjuna: “La Suprema Gioia appartiene a questo Yogi, la cui mente è calma, la cui natura passionale è controllata, che è senza macchia, e che è della natura dell’eterno.” (Bhagavad-Gita: Ch. VI-27). Controlla i tuoi sensi. Calma la mente. Arresta il ribollire dei pensieri. Fissa la mente nel loto del cuore. Concentrati. Medita. Realizzalo intuitivamente in questo stesso secondo e godi la Beatitudine del Sé. Abbi ferma e incrollabile fede nell’esistenza di Dio, il supremo, immortale, Principio intelligente o Essenza o Substrato che esiste nei tre periodi del tempo - passato, presente e futuro. Egli non possiede inizio, mezzo né fine. Egli è Sat-Chit-Ananda (Assoluta Esistenza, Assoluta Conoscenza, Assoluta Beatitudine).
Il desiderio nasce dall’ignoranza (Avidya). L’attaccamento, l’anelare e il preferire sono i componenti del desiderio. Non adoperarti per esaudire i desideri. Fai del tuo meglio per cercare di ridurre i tuoi desideri. Ritira il carburante della gratificazione. Allora il fuoco del desiderio si estinguerà da sé. Proprio come la lampada senza ghi si spegne quando il ghi non vi viene più riversato, così il fuoco del desiderio morirà quando il carburante della gratificazione non vi verrà più riversato. Se l’attaccamento è sradicato, allora l’anelito e la preferenza verso gli oggetti moriranno da sé. E’ molto difficile divenire assolutamente privi di desideri. Soltanto un saggio liberato o uno Yogi pienamente sviluppato è completamente libero dalle tracce del desiderio, perchè ha completamente annichilito la mente e gode della Beatitudine suprema del Sè interiore. Come può sorgere il desiderio in colui che è immerso nell’oceano di Beatitudine Divina? Un neofita sul sentiero spirituale dovrebbe intrattenere nobili desideri. Dovrebbe impegnarsi in azioni virtuose e sviluppare un desiderio intenso di liberazione. Al fine di raggiungere il suo scopo dovrebbe studiare le Sacre Scritture regolarmente e sistematicamente. Dovrebbe mettersi in condizione di godere della compagnia dei saggi. Dovrebbe praticare la giusta condotta, il giusto pensiero, il giusto parlare e la giusta azione. Dovrebbe regolarmente praticare la meditazione. Poco a poco tutti i vecchi viziosi desideri e gli aneliti sensuali e le propensità malvagie svaniranno. O Saumya! Conduci una vita di puro accontentamento. L’accontentamento è la beatitudine della vita. La fresca acqua nettarea dell’accontentamento estinguerà velocemente il fuoco del desiderio.
Sii persistente e metodico nella tua sadhana. Tutte le miserie si scioglieranno via presto. Brillerai come un glorioso jivanmukta nella più elevata realizzazione. Tutte le sensazioni di separazione, distinzione, dualità e differenza svaniranno dalla tua vista. Sentirai unione e unità ovunque. Sentirai che non esiste nient’altro che Brahman o Dio. Con quale magnanima visione sei benedetto. Quale stato esaltato, quale sublime, stupenda, elevante esperienza sarà tua! Questo stato è indescrivibile. Ne devi fare esperienza tramite diretta percezione interiore. Pratica giornalmente l’introspezione ed esamina i vari angoli e anfratti del tuo cuore. Coloro che hanno un puro, sottile, intelletto, che ricordano Dio sempre, che sono assetati della comunione con Lui, che praticano giornalmente l’introspezione, l’autoanalisi e la meditazione, saranno capaci di individuare la presenza di desideri in agguato, non altri. Colui che ha abbandonato ogni desiderio, che è libero da ogni aspettativa, giunge a infinita pace. Egli gode della suprema felicità. Meno sono i desideri, maggiore è la felicità. Quello Yogi senza desideri che vaga per il mondo con solo un perizoma e una coperta è l’uomo più felice nei tre mondi. L’egoismo è un attributo negativo della mente inferiore. E’ una modificazione del desiderio che emerge in una mente piena di passione. E’ il primogenito dell’ignoranza o della non discriminazione. E’ il più grande ostacolo nel cammino dello Yoga. E’ il calvario della vita. Contrae il cuore all’infinito e identifica l’idea di separazione dagli altri. L’egoismo va mano nella mano con l’ipocrisia, la vanità, la miseria, l’imbroglio, la disonestà e l’orgoglio. Come eradicare questo egoismo? La risposta è piuttosto semplice. Servizio disinteressato in una forma o nell’altra, coltivare le qualità delle virtù opposte quali nobiltà, magnanimità, essere disinteressati, integrità, generosità, natura caritatevole, pietà e amore universale; tutte queste lastricheranno una lunga via nell’eradicazione della malattia critica, il nemico mortale della pace e dello Yoga. Il positivo è più potente del negativo. Questo è un detto infallibile nello Yoga. Per riassumere i fondamentali requisiti per la pratica dello Yoga: dovresti essere assolutamente senza paura, avere cura di ogni creatura che respira, rispetto per la verità, continenza, dovresti non essere avido, vivere una vita di accontentamento, austerità, senza rabbia né ipocrisia. L’eccellenza morale non è l’obiettivo finale della vita ma è solo un mezzo per quel fine. Quando uno Yogi è stabilito in queste virtù, ottiene alcuni poteri come l’efficacia della parola, l’arrivo non ricercato di ricchezze, il vigore nel corpo e nella mente, la partecipazione chiara e lucida agli eventi della vita, chiarezza di pensiero, fermezza dell’attenzione, controllo dei sensi, gioia immensa ed intuizione.
Osserva il voto del silenzio. Mantieni la mente pienamente occupata. Siedi nella tua Asana preferita e pratica regolarmente meditazione. Canta i Nomi del Signore. Gira i grani (del rosario). Studia le scritture. Pratica la continenza e sii moderato nell’atto sessuale. Prendi mandorle e zucchero candito tutti i giorni.Lascia in ammollo dieci-dodici mandorle per una notte. Il giorno dopo pelale e mangiale insieme allo zucchero candito. Non consultare i dottori. Allontana la mente dal corpo. Sii sempre allegro. Sorridi, fischietta, ridi, danza in gioia e in estasi. Pensa a Dio e medita su di Lui con vera devozione e sentimento e immergiti in Lui. Questo l’obiettivo della vita. Lo hai raggiunto dopo una lunga e continuata lotta durata alcuni anni con zelo ed entusiasmo. Sei diventato un Jivanmukta.

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