I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)
martedì 31 maggio 2011
Om Twameva Mantra - il mantra dell'Armonia
TVAMEVA MATA CHA PITA TVAMEVA
TVAMEVA BANDHU CHA SAKHA TVAMEVA
TVAMEVA VIDYA DRAVINAM TVAMEVA
TVAMEVA SARVAM MAMA DEVA DEVA
tu sei mia madre e mio padre,
tu sei la mia famiglia e il mio amico,
tu sei la mia conoscenza e il mio benessere,
tu sei il mio tutto, dio degli dei
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mercoledì 25 maggio 2011
sivananda, lezioni pratiche nello yoga
Questo libro intitolato “Lezioni Pratiche nello Yoga” consiste di dodici facili e interessanti lezioni.
La Prima Lezione tratta lo Yoga e i suoi Obiettivi.
La Seconda Lezione affronta la Yoga Sadhana,
ovvero la pratica dello Yoga, e contiene una chiara e lucida descrizione dei quattro cammini importanti: Karma Yoga, Bhakti Yoga, Raja Yoga e Jnana Yoga. Ognuno può facilmente scegliere per sé un cammino secondo il suo gusto,temperamento e capacità personale grazie ad un accurato studio di questa Lezione. Sono fermamente convinto che nessuno desideroso di diventare un perfetto Yogi può realizzare il suo desiderio se non comincia le sue pratiche Yogiche con il Karma Yoga, che vuol dire agire al fine dell’azione stessa, senza l’idea di essere l’agente e senza aspettative verso i frutti dell’azione. Ho anche coincisamente menzionato le altre varie forme di Yoga, come l’Hatha Yoga, il Mantra Yoga e il Kundalini Yoga.
Nella Terza Lezione, sulla Disciplina Yogica,
ho chiaramente ed espressamente dichiarato che la pratica dello Yoga è radicata nella coltivazione di virtù e nella eradicazione delle qualità negative, e ho anche esposto in dettaglio quali virtù dovrebbero per necessità essere coltivate e quali vizi devono essere eradicati e tramite quali mezzi.
La Dieta Yogica rappresenta il soggetto della Quarta Lezione.
Bisognerebbe tenere nitidamente in mente che la mente è fatta delle particelle sottili del cibo che mangiamo, e che siamo quello che mangiamo. Se lo studente Yoga neofita desidera deporre delle ferme, sicure, concrete fondamenta nella sua pratica, dovrebbe fare attenzione a mangiare solo quel cibo che conduce al suo avanzamento spirituale e al suo progresso, evitando tutto il resto. Inoltre è fornita una lista dei vari articoli della dieta prescritti e proibiti.
Nella Quinta Lezione ho avuto cura di riunire tutti gli ostacoli che l’aspirante può incontrare
sulla strada insieme a tutti i vari mezzi per superarli. Consiglio fortemente allo studente di leggere e rileggere questa Lezione un buon numero di volte in modo che possa essere cauto al momento della tentazione.
Successivamente, nella Sesta Lezione, ho trattato le Yogasana ovvero le posizioni Yoga.
E’ necessario per il futuro Yogi mantenere un corpo e una mente sani e vigorosi per raggiungere il successo nella sua impresa; affinché possa raggiungere questo obbiettivo, un numero di semplici e facili esercizi, fisici e di conseguenza mentali, è stato prescritto. Questi esercizi erano praticati dagli Yogi e dai Rishi dei tempi antichi e sono ancora praticati in India e in altre nazioni con risultati sorprendenti.
La Settima Lezione tratta il Pranayama ovvero la regolazione del respiro.
Esercizi semplici e pratici sono stati prescritti per regolare e controllare del respiro, cosa che risulterà in fine nel controllo della mente. Questi esercizi di controllo del respiro non servono semplicemente ad aumentare la salute e il controllo della mente ma giocano un ruolo vitale nell’assicurare un corpo sano. Lo studente di Pranayama che ottiene la perfezione in esso svilupperà numerosi poteri psichici. Regolare il respiro e controllare la mente conducono alla concentrazione.
Così, la concentrazione è l’argomento della Ottava Lezione.
Ho trattato estesamente la natura della mente e i metodi tramite i quali può venire controllata. Alcuni esercizi pratici vengono qui dati per raggiungere il successo nella concentrazione.
La Nona Lezione tratta della Meditazione
perché il frutto della concentrazione è la meditazione. Un buon numero di facili e interessanti esercizi è stato prescritto.
Il frutto della meditazione è il Samadhi e questo forma la materia oggetto della Decima Lezione. Samadhi è lo stato di supercoscienza dove lo Yogi riceve conoscenza superintuitiva o supersensoriale e beatitudine supersensoriale. In Samadhi lo Yogi è in comunione con il Signore e gode l’Assoluta Indipendenza. Adesso ha raggiunto l’Obbiettivo.
Nell’Undicesima Lezione ho trattato il Potere Serpentino
ovvero la potente Forza premeva sottostante a tutta la materia organica e inorganica. Questa forza è in uno stato dormiente e dorme di un sonno profondo in quasi ogni persona nel basale Muladhara Chakra. Quando questa Forza dormiente è destata all’azione, perfora ascendendo i vari centri di energia spirituale del corpo umano e raggiunge la sommità del capo ovvero il Sahasrara Chakra dove Lei si unisce al Suo Consorte, il Signore Shiva. Solo quello Yogi che ha portato la dormiente Kundalini al Sahasrara Chakra e l’ha unita col Signore Shiva ha raggiunto l’obbiettivo, non altri. Il processo tramite il quale questo Potere dormiente può essere destato all’azione e portato alla sommità del capo è stato descritto con bellissime illustrazioni. Lo Yogi che ha avuto successo nel raggiungere questa unione diventa il Signore di tutti i poteri e della conoscenza.
Nell’ultima Lezione sulle Vibrazioni Spirituali e sull’Aura
ho esposto il significato di quello che vibrazione e aura significano e vari mezzi per produrre vibrazioni di amore, gioia, pace, misericordia, simpatia e purezza e come sviluppare l’aura spirituale. Ho anche trattato in breve di come l’aura umana abbia vari colori secondo la crescita e lo sviluppo fisico, mentale, morale e spirituale di una persona e di come ogni colore possieda il suo proprio significato. Colui che vorrebbe diventare uno Yogi dovrebbe far svanire tutti gli altri colori e sviluppare la particolare aura spirituale, il colore della quale è giallo.
Mi appello agli studenti di Yoga in Oriente e in Occidente affinché inizino a fare qualche pratica spirituale e Yogica con serietà e sincerità, dopo aver digerito e assimilato le verità e gli ideali qui inculcati; spero che saranno immensamente beneficiati da questo libro.
Sivananda
giovedì 19 maggio 2011
lo Yoga nelle Upanisad (estratti - testo italiano)
LE OTTO MEMBRA DELLO YOGA
Odi dunque, o figlio di Samkrti, io ti esporrò la dottrina dello yoga con le sue otto membra. Prima le prescrizioni e le restrizioni d'ordine morale, quindi le posture del corpo, ed infine il controllo della forza vitale. A ciò segue la ritrazione dei sensi dagli oggetti loro propri, supremo patrimonio di conoscenza. Poi concentrazione, meditazione o incentramento dell'attenzione coronano, o saggio, la disciplina.
Srijabaladarsanopanisad I 4 - 5
Non violenza, verità, rifiuto di ogni appropriazione indebita, castità, compassione, rettitudine, pazienza, fermezza, moderazione nel vitto e purezza sono le dieci prescrizioni. La non violenza consiste nel non causare mai dolore a nessun essere mediante atti corporei, vocali o mentali. La verità consiste nel proferire parole conformi ai fatti e che siano foriere di prosperità per gli esseri, mediante atti fisici, vocali o mentali. Il rifiuto di ogni appropriazione indebita consiste nel non impadronirsi di proprietà altrui mediante atti corporei, vocali o mentali. La castità consiste nel rinunciare sempre al rapporto sessuale in ogni circostanza e condizione mediante i propri atti corporei, vocali o mentali. La compassione consiste in una perpetua disposizione d'animo pietosamente favorevole verso tutti gli esseri. La rettitudine consiste nel mantenimento di equanimità ed uniformità negli atti corporei, vocali o mentali per quanto riguarda l'esecuzione o la non esecuzione di azioni rispettivamente prescritte o proibite. La pazienza consiste nel sopportare con mansuetudine tutto ciò che risulti spiacevole o piacevole, come l'esser battuto o riverito. La fermezza consiste nella capacità di conservare la stabilità mentale in occasione dell'acquisto o della perdita di beni o persone care. La moderazione nel vitto consiste nel cibarsi solo di alimenti oleosi e dolci, lasciando vuota la quarta parte dello stomaco. La purezza poi è da considerarsi duplice, a seconda se si esterna o interna. Quella esterna consiste nella pulizia del corpo con argilla ed acqua; quella interna comporta la purificazione dell'organo mentale, e si ottiene grazie alla conoscenza del proprio Sé.
Sandilyopanisad I 1
Le dieci restrizioni sono: austerità, contentamento, retta fede, carità, venerazione del Signore, osservazione dei sommi principi, pudore, retta opinione, recitazione rituale, rispetto dei voti. L'austerità è la mortificazione del corpo mediante l'esecuzione puntuale di varie pratiche ascetiche come quella con cui a stento ci si conserva in vita o il digiuno regolato secondo le fasi lunari eccetera. Il contentamento consiste dell'esser paghi di quel che ci giunge secondo il caso. La retta fede consiste nel credere alla validità dei meriti e dei demeriti, così com'è descritta nella scienza sacra rivelata. La carità consiste nel donare con fede granaglie o denaro e simili, guadagnati onestamente, a persone meritevoli. La venerazione del Signore consiste nell'adorare con purezza gli dei, Visnu, Rudra e simili, secondo le proprie capacità. L'osservazione dei sommi principi consiste nell'attento esame del significato dei principi ultimi della scienza sacra rivelata. Il pudore è la vergogna che si deve provare qualora si compiano azioni contrarie al sentiero segnato dai precetti della scienza sacra rivelata o della saggezza mondana. La retta opinione è la fede nella condotta che segua questa sentiero. La recitazione rituale consiste nella pratica costante delle formule sacre che non siano contrarie alla scienza sacra rivelata e siano state impartite dal maestro spirituale secondo le regole prescritte. E` di due tipi, vocale e mentale. Il tipo mentale va di conserva alla meditazione intellettuale. Il tipo vocale è a sua volta duplice, a seconda che sia pronunciato ad alta voce ovvero sussurrato. Il tipo pronunciato ad alta voce reca un frutto conforme a ciò che proclamano i dettami della scienza sacra rivelata; il tipo sussurrato ha un valore mille volte superiore; e millanta quello mentale. Il rispetto dei voti poi consiste nella scrupolosa esecuzione o astensione rispetto ad azioni prescritte o proibite dai dettami della scienza sacra rivelata.
Sandilyopanisad I 2
Sandilyopanisad I 2
IL CORPO E IL PRANA
Le posture del corpo più importanti sono otto: quella di buon auspicio, quella a muso di vacca, quella del loto, quella del leone, quella dell'eroe, quella prospera, quella libera e quella del pavone. Ponendo le piante di ambo i piedi tra ginocchio e coscia, e tenendo il corpo eretto, si assume la postura di buon auspicio. Posta la caviglia sinistra sotto il lato della natica destra e la destra sotto il lato della sinistra si ottiene la posizione a muso di vacca, così chiamata perché ricorda appunto il muso di una vacca. Se si afferra l'alluce destro con la mano sinistra e viceversa, dopo aver posto ambo i piedi sopra le cosce, si assume, o sandilya, la postura del loto, da tutti venerato. Posto un piede sopra la coscia della gamba opposta e l'altro sotto di essa si ha la postura dell'eroe. Posta a destra la caviglia sinistra e viceversa, appoggiate le mani sulle ginocchia, le dita distese, la bocca spalancata, si fissi la punta del naso attentamente: questa è la postura del leone, sempre lodata da coloro che praticano lo yoga. (...) Si stringano le caviglie sotto lo scroto ai due lati del frenulo prepuziale e si tengano fermi strettamente i lati dei piedi con le mani: questa è la postura prospera, che distrugge ogni malanno e vanifica ogni veleno. Si prema la caviglia sinistra sul lato destro del frenulo prepuziale, là dove s'assottiglia, e la destra sul fianco sinistra: questa è la postura libera. La postura del pavone, che dissipa ogni calamità, è poi la seguente. Si poggi a terra su entrambe le mani e si pongano i gomiti ai lati dell'ombelico, quindi si levino in alto il capo e i piedi, sì da restare saldi in aria come un bastone. Con queste pratiche ogni malanno del corpo svanisce, ogni veleno è riassorbito senza danno.
Sandilyopanisad I 3-8,10-14
Il corpo è lungo novantasei dita. La forza vitale si estende oltre il corpo in un raggio di dodici dita. Colui il quale tramite la pratica della sconsiglia riesce a ridurre la forza vitale contenuta nel proprio corpo a una misura pari o inferiore a quella del fuoco corporeo diventa il più potente tra coloro che si dedicano allo yoga. Negli esseri umani la regione del fuoco somatico si trova nella parte mediana del corpo, ha forma triangolare e risplende come oro fuso. Nei quadrupedi ha forma quadrangolare, nei volatili circolare. Nella parte mediana di tale regione si trova una fiamma benefica, sottile, purificatrice. La parte mediana del corpo degli esseri umani si trova in una zona posta due dita al di sopra dell'ano e del pari due dita sotto l'organo sessuale. Nei quadrupedi questa regione è nel mezzo del cuore, nei volatili nel mezzo del ventre. A una distanza di nove dita dalla zona mediana del corpo si trova una forma circolare che si estende per quattro dita verso l'alto e al centro della quale è situato l'ombelico. Ivi si trova un cerchio d'energia che novera dodici raggi, nel cui centro vaga il principio vitale individuale, sospinto dalle conseguenze delle sue azioni, fonte di merito o di demerito a seconda dei casi. Come un ragno vaga nella rete intessuta dai fili che compongono la ragnatela, così la forza che riempie il corpo dandogli la vita si muove in questa regione. In questo corpo invero in principio vitale individuale cavalca per così dire sulla groppa della forza vitale. Nel mezzo, al di sotto e al di sopra dell'ombelico si trova la sede della potenza acciambellata a mò di serpente, che ha l'aspetto di un'ogdoade di principi oggettuali e si attorce in otto spire. Il movimento del soffio regola in modo opportuno tutt'intorno acqua, cibo e simili, ai lati del tronco. Nel momento della pratica dello yoga la potenza attorcigliata a mò di serpente penetra con il capo l'apertura della fontanella del cranio, il foro di Brahma, e grazie al fuoco generato dal soffio discendente prende a risplendere nello spazio del cuore con grande luminosità, assumendo la forma stessa della conoscenza. Da tale potenza in forma di serpe promanano quattordici canali o arterie principali in cui scorrono le energie che animano il corpo. Questi i loro nomi: Offerta, Dorata, Vezzosa, Fluida, Marina, Nutriente, Lingua d'elefante, Splendida, Matrice dell'universo, Luna nuova, Madreperlacea, Lattifera, Limite insuperabile, Fragrante. Di esse, la Vezzosa è il fondamento stesso dell'universo, il sentiero che conduce alla salvezza. Situata posteriormente all'ano, si unisce alla colonna spinale che è come il manico di un liuto estendendosi sino alla testa, e precisamente al foro di Brahma. E` qualcosa di invisibile, sottile, dotata della potenza propria di Visnu. Alla sinistra della Vezzosa si trova l'Offerta, alla sua destra la Dorata: nella prima si muove la luna, nella seconda il sole. La luna si presenta con le caratteristiche del principio tenebroso, il sole con quelle del principio dinamico. Il sole è la parte venefica, la luna quella del nettare d'immortalità: congiuntamente dirigono il tempo, laddove la Vezzosa lo divora.
Sandiloypanisad I 15 ix-xli
Sandiloypanisad I 15 ix-xli
Il corpo è composto di terra e di altri elementi grossolani. Ciò che in esso si presenta come duro è fatto di terra, ciò che fluido è fatto d'acqua, ciò che è caldo è fatto di fuoco, ciò che si muove è fatto di vento, ciò che è cavo è fatto di spazio. L'orecchio e gli altri organi costituiscono gli strumenti di senso conoscitivi. L'orecchio è fatto di spazio, la pelle di vento, l'occhio di fuoco, la lingua di acqua, il naso di terra. Ciò che tali organi percepiscono è rispettivamente il suono, il tatto, la forma, il sapore e l'odore, che sorgono dai rispettivi elementi grossolani, a partire dalla terra. Gli organi di senso preposti all'azione poi sono la bocca, le mani, i piedi, l'apparato escretore e quello riproduttivo. I loro ambiti d'azione, che sorgono dai rispettivi elementi grossolani, a partire dalla terra, sono nell'ordine l'atto di parlare, di afferrare, di muoversi, di espellere e di godere. L'organo interno poi è quadruplice, diviso in mente, intelletto, senso dell'io e coscienza. I loro ambiti di funzione sono rispettivamente la volizione e il dubbio, la decisione, l'orgoglio, la memorizzazione. Sede della mente è la gola, dell'intelletto il volto, del senso dell'io il cuore, della coscienza l'ombelico. Ossa, pel, vasi, nervi, capelli e carne partecipano della natura della terra. Urina, muco, sangue, sperma e sudore partecipano della natura dell'acqua. Fame, sete, accidia, obnubilamento e copula partecipano della natura del fuoco. Il camminare, il grattarsi l'aprire e il chiudere gli occhi e simili partecipano della natura del vento. Desiderio, ira, cupidigia, obnubilamento e paura partecipano della natura dello spazio. Il suono, il tatto, la forma, il sapore e l'odore sono qualità proprie della terra. Il suono, il tatto, la forma e il sapore sono qualità proprie dell'acqua. Il suono, il tatto e la forma sono qualità proprie del fuoco. Il suono e il tatto sono qualità proprie del vento. Il mero suono è la qualità propria dello spazio.
Sarirakopanisad I 1-20
Il controllo della forza vitale si ottiene mediante l'inspirazione, l'espirazione e l'apnea inspiratoria, che ne costituiscono le tre varietà. (...) Disciplinando la forza vitale invero ci si libera in men che non si dica. Il flusso del soffio che proviene dall'esterno per riempire completamente l'interno del corpo è noto come inspirazione. Mantenere il soffio che ha interamente riempito il corpo gonfiandolo come un vaso è l'apnea inspiratoria. L'emissione all'esterno del soffio che sta all'interno è nota come espirazione.
Srijabaladarsanopanisad VI 1b-2a,12-13
In mezzo alle sopracciglia si trova il salvifico Brahman, che è essere, coscienza e beatitudine, e si presenta come sommo splendore.
Mandalabrahmanopanisad I 2d
LA RITRAZIONE DEI SENSI
La ritrazione dei sensi dagli oggetti loro propri consiste nella cessazione di ogni attività mentale riguardante gli oggetti che rappresentano l'ambito di esplicazione dei sensi.
Mandalabrahmanopanisad I 1i
Ecco dunque la ritrazione dei sensi, che ha quintuplice forma. Il ritirarsi a forza dei sensi degli oggetti loro peculiari è detto ritrazione. Contemplare tutto ciò che si vede come se fosse il Sé è detto ritrazione. La rinuncia ai frutti delle proprie azioni quotidiane è detta ritrazione. Distogliersi da tutti gli oggetti dei sensi è ritrazione. Ed infine è ritrazione la concentrazione rivolta rispettivamente ai diciotto punti vitali sotto elencati: piedi, alluci, caviglie, polpacci, ginocchia, cosce, ano, membro virile, ombelico, cuore, gola, palato, naso, occhi, punto mediano tra le sopracciglia, fronte e capo, compiuta in ordine prima ascendente e pi discendente.
Sandilyopanisad I 69
Sandilyopanisad I 69
Il primo distogliersi della mente dagli oggetti, seguito dal consolidarsi della consapevolezza nella coscienza, è la concentrazione.
Mandalabrahmanopanisad I 1l-m
Si ha lo stato di veglia quando il Sé percepisce gli oggetti sensibili grossolani quali il suono e simili tramite i suoi quattordici organi a partire dalla mente, che hanno il sole come divinità di sostegno. Quando poi il Sé, insieme ai quattro organi che costituiscono l'apparato mentale, accompagnati dalle impressioni subconscie ad essi relative, percepisce oggetti sensibili quali il suono, anche in assenza della loro presenza fisica, si ha lo stato di sogno. Quando, in grazia dell'assenza di funzionamento dei quattordici organi (ossia i quattro mentali più i cinque sensi percettivi e i cinque sensi d'azione) e del conseguente venir meno di una coscienza specifica, non si percepiscono più in alcun modo oggetti sensoriali quali il suono, e simili, allora si ha lo stato di sonno profondo. Ma quella unica ed ininterrotta consapevolezza che funge da testimone tanto alla presenza quanto all'assenza dei tre stati precedenti, di per sé scevra di tale presenza o assenza, è ciò che vien detto il quarto stato.
Sarvasaropanisad Ic – Iia
La concentrazione è triplice, a seconda che si rivolga a fissare la mente sopra il Sé, a trasferire lo spazio esteriore nel rarefatto spazio interno, o infine a contemplare le cinque forme divine nei cinque elementi, terra, acqua, fuoco, vento e spazio. Ecco poi la meditazione, che comprende due varietà, quella dotata di attributi e quella priva di attributi. La prima consiste nella meditazione su di una forma divina. La seconda è la meditazione sulla realtà del Sé. L'incentramento dell'attenzione infine consiste nella condizione di identità che si instaura tra Sé individuale e Sé supremo, e che si pone al di là della triade di soggetto conoscente, conoscenza ed oggetto conosciuto. Tante stato è fatto di pura consapevolezza, e in esso consiste la suprema beatitudine.
Sandiloypanisad I 70-72
O principe tra i saggi, due sono le vie per distruggere la mente: lo yoga e la conoscenza. Lo yoga è il superamento della condizione di mutabilità dell'organo mentale, la conoscenza è il suo corretto esame. Una volta superata la sua condizione di mutabilità, la mente subito si placa. E’ invero quando le fluttuazioni della mente si placano, anche il ciclo di nascite e rinascite viene meno, a quel modo in cui gli affari quotidiani cessano col venir meno del movimento dell'orbe solare intorno alla superficie della terra.
Sandilyopanisad I 41 - 43 a
domenica 15 maggio 2011
Om Purnam Mantra - il mantra della conoscenza cosmica
OM PURNAMADAH PURNAMIDAM
PURNAT PURNAMUDACYATE
PURNASYA PURNAMADAYA
PURNAME VAVASISYATE
OM SHANTI SHANTI SHANTI
OM QUELLO E' L'ASSOLUTO
QUESTO E' L'ASSOLUTO
DALL'ASSOLUTO SORGE L'ASSOLUTO
TOGLIENDO L'ASSOLUTO DALL'ASSOLUTO
SOLO L'ASSOLUTO RIMANE
OM PACE PACE PACE
sabato 7 maggio 2011
Yoga e conoscenza (estratti dalle Upanisad - testo italiano)
YOGA E CONOSCENZA
Senza lo yoga come potrebbe mai la conoscenza conferire la liberazione? Senza la conoscenza poi come potrebbe lo yoga procurare la salvezza? Pertanto chi ardentemente desidera più d'ogni altra cosa la liberazione dovrebbe sforzarsi di perseguire sia la gnosi sia lo yoga.
Yogasikhopanisad I 13-14°
Lo yoga va conosciuto tramite lo yoga, dallo yoga lo yoga acquista vigore. Chi grazie allo yoga attinge la concentrazione prova diletto per lungo tempo. Si fissi un termine al sonno, un limite al cibo, e si ponga mente a ben digerire. Bandita ogni eccessiva austerità ci si sieda a proprio agio in un luogo isolato e fresco, liberi da ogni brama, sforzandosi di raggiungere questa condizione, oppure si cerchi di imbrigliare la forza vitale, senza deflettere dal sentiero della propria pratica usuale. Si riempia la bocca di soffio vitale, e si faccia penetrare il soffio che scorre verso il basso sin nella sede del fuoco gastrico, divoratore dell'oblazione. Colà, arrestatolo, con le dita a partire dai pollici si tappino orecchie, occhi e narici. Seguendo questa via i praticanti riescono a sorgere appieno la loro parte di verità, la mente tutta intenta alla molteplice contemplazione del sacro suono interiore. Orecchie, bocca, occhi e naso vanno ostruiti. Allora nell'arteria che è detta "assai graziosa", così purificata, si potrà udire senz'alcuna distorsione e chiaramente il suono interiore. Allora nella regione che si dice del suono non prodotto da percussione si udrà una risonanza distinguibile in molteplici armonie; il corpo del devoto diverrà divino, ripieno di splendore e colmo di profumi celestiali, ed egli non sarà mai più soggetto a malattie di sorta. Il suo cuore si colmerà di tale suono, ed allorquando lo spazio ivi contenuto prenderà a risuonare egli diverrà a pieno diritto un adepto dello yoga. Poi, infrantosi ogni ulteriore ostacolo, il soffio prenderà a fluire nella regione mediana.
Saubhagayalaksmyupanisad II 1c-6
Come per errore si scambia una fune per un serpente, così colui la cui mente è obnubilata dall'ignoranza della verità percepisce il mondo come realtà. E come quando si riconosce nell'oggetto temuto null'altro che un pezzo di corda l'idea illusoria, del serpente cessa di sussistere, così quando si è giunti a conoscere il sostrato d'ogni cosa e perciò l'universo appare in tutta la sua vacuità, al devoto non rimane più alcun residuo di conseguenze di azioni trascorse da scontare, giacché pure il corpo non è che parte di quest'illusoria manifestazione del mondo.
Nadabindupanisad 26b-28
Nadabindupanisad 26b-28
SUONI MISTICI
Il respiro viene esalato con il suono "ha" ed inalato con il suo" sa". Pertanto ogni individuo vivente recita perpetuamente questa formula meditativa "Hamsa", ventunomilaseicento volte in un giorno e una notte. Essa è detta "formula rituale sacra non recitata", ovvero recitata inconsciamente, dai seguaci dello yoga, e si ritiene conferisca infallibilmente la liberazione. Mercè la mera decisione di compiere questa recitazione ci si sbarazza d'ogni male. Non v'è mai stata né vi sarà scienza sacra, recitazione rituale o gnosi salvifica che possa stare alla pari con questa formula ripetuta inconsciamente.
Yogacudamanyupanisad 31b-35°
Yogacudamanyupanisad 31b-35°
Assunta stabilmente la postura perfetta si pratichi l'esercizio noto come sigillo di Visnu: si udrà allora infallibilmente nell'orecchio destro levarsi il suono interiore. Questo suono rende il praticante sordo a ogni disturbo sonoro d'origine esterna. Superato ogni ostacolo, il devoto raggiunge il quarto stato di coscienza in capo a una quindicina di giorni. All'inizio della pratica udrà dapprima parecchi suoni di timbro possente. Con lo sviluppo dell'esercizio il timbro del suono via via si assottiglierà sempre più. Nello stadio preliminare i suoni saranno simili a quelli generati dall'oceano, da una nube temporalesca, da un timpano o da una cascata. Nello stadio intermedio somiglieranno al suono di un tamburo, di un'esclamazione di stupore, di campane, del corpo. Nello stadio finale ricorderanno il suono di campanelle, del flauto di giunco, del liuto, del ronzio sordo delle api. In tal modo egli udrà svariati suoni via via più sottili. Giunto allo stadio in cui si percepisce il suono del timpano e simili dovrebbe sforzarsi di dirigere la propria attenzione solamente a quelli che si fanno via via più sottili. Potrà rivolgere il proprio interesse ai suoni sottili a partire da quelli grossolani o viceversa non dovrà permettere che la mente si distragga rivolgendosi a nessun altro oggetto. L'organo mentale si con centra dapprima su di un suono qualsivoglia, si fissa progressivamente su di esso e giunge a fondervisi. Divenuta del tutto insensibile agli stimoli esterni, la mente si fa tutt'una con il suono, come il latte miscelato all'acqua, e rapidamente si dissolve nello spazio interiore della coscienza. Divenuto indifferente ad ogni stimolo sensoriale mediante la pratica costante di una simile meditazione, colui che segue il metodo dello yoga dovrebbe concentrarsi ogni giorno vieppiù su questo suono che ha la proprietà di annichilire la mente. Quando, abbandonato ogni pensiero e lasciata ogni aspirazione egli si concentrerà con tutto il suo essere su tale suono, vedrà che la sua mente giunge a dissolversi in esso. Come l'ape tutta intenta a suggere il nettare dei fiori non si cura del profumo che essi emanano, del pari la mente, costantemente assorbita dal suono, più non brama gli oggetti dei sensi, giacché, tutta avvinta dal soave aroma di esso, ha abbandonato la sua natura instabile. Il serpente interiore della mente è ipnotizzato dal suono, e dimentico d'ogni alla cosa si fa tutt'uno con esso, senza più vagare altrove. La mente, che come un elefante infoiato scorrazza nel giardino degli oggetti dei sensi, vien controllata grazie al pungolo acuminato costituito dal suono. Il suono è la trappola per catturare l'antilope interiore, è la sponda che argina l'oceano interiore, la mente. Tale suono, che procede dalla sillaba sacra che è l'Assoluto stesso, è sostanziato di splendore divino. La mente è assorbita in esso, attingendo la sede Suprema di Visnu.
Nadabindupanisad 31-47a
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