I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)
lunedì 29 ottobre 2012
Vac, dea della parola
"Nella Bradāranyaka Upanisad, donne e uomini dialogano insieme sulla conoscenza e sull’essenza del Sé, dal più noto dialogo tra Maitreyī e il marito Yājnavalkya, al confronto tra il saggio e la giovane Gārgi, l’unica che riesce a mettere alla prova il suo sapere e a giudicare la sua conoscenza: “Allora Gargi disse: Riveriti Brahmana, dovreste considerarvi fortunati se vi congederete porgendo il vostro omaggio a Yajnavalkya, poiché nessuno di voi potrà superarlo nel descrivere la realizzazione del Brahman” Bradāranyaka Upanisad (III, 8, 12).
Non soltanto Maitreyi e Gargi sono donne che prendono la parola, ma la parola stessa è donna: nel Rg Veda è personificata dalla dea Vāc che contiene tutti i mondi, “quindi la parola è tutto” Aitareya Āranyaka (III, 1, 6).
Uno dei suoi aspetti principali è la Gāyatrī, “nome che viene applicato soprattutto a un metro vedico di ventiquattro sillabe (tre volte otto) e ad una strofa sacra, sempre in questo metro, considerata come contenitore dell’essenza dei Veda e rappresentata come loro madre” A. Danielou, Miti e dei dell’India.
La Gayatri è il mantra più importante, come la sillaba OM, “è questo intero universo, tutto ciò che è venuto in essere. E la parola è la Gayatri, poiché la parola canta e protegge questo intero universo che è venuto in essere” Chāndogya Upanisad (CXI,12,1).
E ancora, il flusso della parola e del sapere è incarnato dalla dea Sarasvatī, madre della poesia e rivelatrice del linguaggio e della scrittura all’umanità, e Parvati è la sostanza cosciente dell’universo, generata da Himavat, signore delle montagne, e Menakā, sua madre, ovvero l’intelletto. […]
Nella cultura vedica la parola occupa “non solo il primo posto, ma un posto unico, poiché la sua natura non può essere paragonata a quella di nessun altro essere” R. Panikkar, I Veda. Mantramanjari.
In un inno del Rg Veda, così si esprime Vāc, dea della parola, principio vivificatore di tutti gli esseri:
Io sono colei che governa, colei che accumula tesori,
piena di saggezza, la prima tra coloro che sono degni di adorazione,
l’energia divina mi spinge in molti luoghi,
entro in molte case e assumo numerose forme.
Rg Veda, X, 125, Devī Sūktam.
La relazione tra l’essere e la parola è costitutiva, è advaita, non dualistica, e si rispecchia nelle cose: “ogni cosa ha il suo vocabolo e ogni vocabolo dice una cosa. Il vocabolo non è la cosa, ma la dice. La cosa non è il vocabolo, ma è essa che lo realizza”; tra la parola e la mente sussiste la stessa relazione advaita, che Panikkar esemplifica attraverso un antichissimo racconto:
un tempo vi fu una disputa tra la Mente e la Parola. “Io sono eccellente”, disse la Mente, e la Parola disse, “Io sono eccellente”. La Mente disse: “Io sono certamente migliore di te, poiché tu non esprimi nulla che non sia precedentemente capito da me. Così, dato che tu imiti solamente ciò che io faccio e mi segui semplicemente, io sono sicuramente migliore di te”. La Parola disse: “Io sono sicuramente migliore di te, poiché tutto ciò che tu conosci, io lo faccio conoscere, io lo comunico”.
Andarono da Prajāpati, chiedendo il suo arbitrio. Prajāpati si pronunciò a favore della Mente, dicendo: “Sicuramente la Mente è migliore, poiché tu imiti solamente e segui ciò che la Mente fa”[…]. La Parola parlò a Prajāpati: “Io non diverrò mai veicolo della tua oblazione! Io, che tu hai rifiutato!” da R. Panikkar, I Veda. Mantramanjari.
Per questo, qualunque cosa durante un rito sia effettuata per Prajāpati, viene svolta silenziosamente, per il rifiuto della Parola di condurre oblazioni a quel dio".
da "L'Elefante e la metropoli"
domenica 21 ottobre 2012
Inno alla Terra, dall'Atharva Veda
La Terra adorna di vette, di crinali e di vaste pianure, che genera le piante dalle potenti virtù, libera dai legami che opprimono gli uomini, si apra al nostro sguardo, pronta ad accoglierci.
La Terra su cui scorrono il mare, i fiumi e tutte le acque, sulla quale sbocciano le messi e i popoli, su cui abita tutto ciò che respira e si muove, ci conceda di dissetarci per primi.
La Terra cui appartengono le quattro regioni dello spazio, su cui crescono i raccolti e i popoli, che sostiene tutto ciò che respira e si muove, ci conceda vacche e prosperità.
La Terra dove nacquero i primi uomini, dove gli Dei sconfissero i demoni, possa offrirci mucche, cavalli, volatili e fortuna.
La Terra che sostiene tutti, che nutre di abbondanza, il fondamento, il ristoro materno di tutti gli esseri viventi, colei che preserva il fuoco di Agni, la compagna di Indra il toro, ci conceda il privilegio dei suoi beni.
La vasta Terra, sempre sorvegliata dagli Dei insonni, ci allatti con miele prezioso, ci asperga di limpida gloria.
La Terra che fu acqua sulla superficie dell’oceano cosmico, che i saggi veggenti scoprirono con il loro acume, il cui cuore risiede nel cielo supremo, l’immortale, ammantata di verità, ci accordi lucidità e rettitudine, perché possiamo governare.
La Terra su cui le acque ancelle scorrono insieme, giorno e notte, senza sosta, versi per noi il latte in torrenti copiosi, e ci bagni di gloria.
La Terra misurata dai passi degli Asvin, su cui ha camminato Vishnu, che Indra, signore potente, ha eletto sua compagna; da lei, la madre, sgorghi il latte per me, suo figlio.
Le cime innevate dei monti e le tue foreste, o Terra, ci siano gentili. La scura, la nera, la rossa e multicolore, la solida Terra, protetta da Indra, intatta e incorrotta, è lei la Terra delle mie radici.
Tienici nel tuo cuore, madre, e nel tuo ventre, nel luogo in cui il tuo nutrimento sgorga puro e più potente. La Terra è la madre, e io sono suo figlio. La pioggia è mio padre, che egli ci benedica.
La Terra su cui i sacerdoti scolpirono gli altari, dove, con devozione rituale, posero le offerte; la Terra su cui si erge maestoso il palo sacrificale, sia essa prospera e ci accordi di prosperare.
Sottometti, o Terra, colui che ci odia, chi ci dichiara guerra, chi ci è ostile con il pensiero o con le armi, anticipa il nostro bisogno di soccorso.
I mortali che nascono da te, in te moriranno, tu che sostieni bipedi e quadrupedi. Tue sono le cinque famiglie umane, tuoi i mortali su cui il sole getta i suoi raggi di luce immortale.
Tutte le creature ci offrano il loro latte, e tu, o Terra, donaci il miele della parola.
Sulla stabile, larga Terra, madre premurosa di tutte le piante, gentile e generosa, in accordo alla legge divina, si possa trascorrere una lunga vita.
Grande Terra, raduno degli uomini, su di te si vivono emozioni, premure e agitazioni. Indra il grande ti protegge incessantemente. O Terra donaci di risplendere come oro, perché nessuno odia l’oro.
Il fuoco di Agni è posto sulla Terra, nelle piante, nelle acque e nelle pietre. Agni è nell’uomo, Agni è nelle vacche, Agni è nei cavalli;
Agni irradia dal cielo, ad Agni il divino appartiene l’aria. I mortali cercano il favore di Agni, portatore di doni celesti, con l’offerta del burro chiarificato;
La Terra dalle ginocchia nere, coperta dal manto di Agni, ci conceda lucidità e attenzione.
Sulla Terra gli uomini compiono sacrifici agli Dei con le offerte rituali; sulla Terra gli uomini sono saziati dal cibo. Che la Terra ci doni respiro e vita, e ci conceda la vecchiaia.
Il tuo profumo, o Terra, trasportato dalle piante e dalle acque, condiviso dagli esseri celesti, mi renda gradevole e nessuno mi trovi sgradito.
Il tuo profumo, o Terra, che penetra nel loto, il profumo che fu degli Dei invitati allo sposalizio del Sole, con quello aspergimi, affinché nessuno provi astio per me.
Il profumo che adorna gli uomini, che fa innamorare i maschi e le femmine, che avvolge il destriero e l’eroe, che distingue i grandi animali selvaggi, che dona lo splendore delle giovani donne, o Terra, con quello ungici, perché nessuno provi odio per noi.
Pietra, roccia, polvere sono questa Terra; la Terra aggrega e congiunge. Alla Terra dal seno generoso io offro la mia obbedienza umilmente.
La Terra su cui gli alberi rigogliosi della foresta poggiano solidi, la Terra compatta che nutre, io invoco.
In piedi o seduti, fermi o camminando, mai si debba inciampare con il piede destro o col sinistro, su questa Terra.
Io mi rivolgo alla Terra pura, il suolo, coltivato dallo spirito bramanico. Su di te, primo nutrimento, prosperità e abbondanza, noi vogliamo restare, o Terra.
Acqua limpida sgorghi dalla Terra per purificare i nostri corpi; ciò che fuoriesce da questi corpi ci ripugna e con ciò che purifica fai che io possa purificarmi.
Che l’oriente, il settentrione, il meridione, o Terra, e l’occidente siano benevoli con me mentre cammino su di te. Ciò che ho posto in questo mondo possa resistere e non crollare.
O Terra, non spostarci dall’occidente o dall’oriente; non dal settentrione o dal meridione: Sii per noi certezza, o Terra: i predoni delle strade non ci assalgano, tieni lontane da noi le loro armi.
Finché posso vederti, con l’aiuto del sole, o Terra, fai che io non cada, lungo il percorso degli anni.
Quando, da disteso, mi giro sul fianco destro o sul sinistro, o Terra; quando da disteso le mie costole premono sul tuo fianco, o Terra, tu che ti distendi accanto a ogni cosa, non farmi soffrire.
Quanto io estraggo da te, o Terra, presto ricresca: che mai io possa, o purissima, spezzare un tuo punto vitale, né mai il tuo cuore.
Tua è l’estate, o Terra, tua la stagione delle piogge, tuo l’autunno, l’inverno e la primavera; tu stabilisci le stagioni dell’anno, la notte e il giorno, perché ci nutrano del tuo latte.
La Terra incorrotta che nacque allontanandosi dal serpente, colei che distrusse il blasfemo, che scelse di stare a fianco di Indra, la Terra è per sempre compagna di Indra, il toro vigoroso.
La Terra ove sono posti la conca dei sacrifici e le sorgenti del soma, dove è fissato il palo scarificale, dove i bramani onorano gli Dei con i riti e le formule, dove l’officiante porge a Indra il soma da bere;
La Terra ove i veggenti antichi, i sette sacerdoti, con l’offerta delle Sacre Scritture e dei sacrifici e con l’ascesi crearono gli esseri e intonarono il canto che partorì le vacche;
La Terra indichi il luogo del tesoro che cerchiamo; che la fortuna (Bhaga ) ci aiuti, che Indra sia il nostro campione.
La Terra su cui i rumorosi mortali cantano e danzano, su cui combattono, su cui risuona il ruggito dei tamburi, disperda i nostri nemici e ci liberi dai rivali.
Sia ossequio alla Terra su cui troviamo il cibo, il riso e il grano, su cui vivono le cinque razze degli uomini, alla Terra moglie di Parganya, ingrassata dalla pioggia, sia lode.
La Terra ove si innalzano le città degli Dei, grembo per tutte le creature, Prajapati (il signore) la renda ospitale per noi.
La Terra che contiene luoghi misteriosi, ricchezze, oro e preziosi, sia generosa con me; lei che concede liberamente prosperità, la Dea gentile, ci conceda l’abbondanza.
La Terra che accoglie genti dalle diverse lingue e dai diversi costumi, nelle differenti regioni abitate, come una mucca docile che non scalcia, ci nutra in mille torrenti con il latte dell’abbondanza.
Il serpente e lo scorpione dal dente assetato che giacciono immobili su di te; il verme, e ogni essere vivente, o Terra, che si muove nella stagione delle piogge, quando striscia, non passi su di me: con ciò che è migliore per te, sii generosa con noi.
Tuoi sono i molti sentieri percorsi dagli uomini, tuoi i tracciati dei carri su cui si spostano i buoni e i cattivi, fai che noi possiamo percorrere questa strada, libera dai nemici, libera dai predoni: con ciò che è migliore per te, sii generosa con noi.
La Terra mantiene gli sciocchi e i mantiene i saggi; sopporta che la abitino il bene quanto il male; lei che non disdegna la compagnia del cinghiale, per lui sacrifica se stessa.
Tuoi sono gli esseri della foresta, gli animali che abitano gli alberi, i leoni mangiatori di uomini, le tigri che vagano solitarie; il lupo, la sorte avversa, l’infortunio e i demoni, o Terra, tieni lontani da noi.
Gandharva, Apsara, Arâya Kimîdin; Pisâkas e tutti i demoni, o Terra, allontana da noi.
La Terra su cui gli uccelli bipedi volano armoniosi, fenicotteri, aquile, falchi e polli; su cui si alza veloce il vento sollevando la polvere e scuotendo gli alberi – così quando il vento soffia in avanti e indietro, poi erompe la fiamma.
La Terra su cui convivono la notte e il giorno, su cui sono stati stabiliti l’oscurità e la luce, la larga Terra coperta e avvolta di pioggia, ci offra una dimora serena.
Cielo, Terra e aria mi hanno dato corpo; Agni, Surya e le acque, insieme agli Dei, mi hanno concesso la saggezza.
Io sono potente, sono chiamato l’ulteriore, sono sulla Terra per conquistare, per conquistare completamente ogni regione.
O Dea, quando all’origine gli Dei ti chiamarono, mentre sorgevi hai raggiunto la pienezza e la prosperità è penetrata in te, tu hai creato le quattro regioni.
Nei villaggi e nelle selve, nelle assemblee, nei raduni e negli incontri, fai che procediamo in piena armonia con te.
Appena nata, come un destriero la polvere, sparse la gente che abitava la terra, lei che era l’amata, la guardiana del mondo, la signora che presiede alle piante e agli alberi.
Con dolci parole esprimo queste cose: sono le cose di cui parlo che mi insegnarono la dolcezza. Con lucidità e con attenzione: coloro che mi aggrediscono saranno sconfitti.
Gentile, fragrante e generosa, dal seno pino di latte, la grande Terra ci dia col il suo latte il nostro coraggio.
Colei che il Creatore ricercò offrendo doni, quando raggiunse il flusso sorgente dell’atmosfera, ella, il vaso del nutrimento deposto in un luogo segreto, divenne visibile agli Dei quale Madre divina.
Tu ha sparso il seme degli uomini, tu sei la grande Aditi che dispone il suo latte secondo i nostri desideri. Tu che sei nata dal primo ordine cosmico, a te il Signore Prajapati concederà tutto ciò che vuoi.
Le tue membra, o Terra, siano prive di malattie; che per noi siano sempre sane, così che per l’intero corso della nostra vita possiamo offrirti doni fragranti.
O madre Terra, ponimi in una dimora solida; con l’aiuto del Padre celeste, o Saggia, ponimi in un luogo di gioia e prosperità.
Atharva Veda XII, I
martedì 16 ottobre 2012
Durga Navratri, la festa della dea
Iniziano oggi le celebrazioni per la Navratri, la grande festa della dea Durga.
In questa occasione si canta il mantra sulle nove forme della dea.
lunedì 8 ottobre 2012
Devi Suktam, inno a Vac dal Rg Veda
L'inno Devi Suktam del Rg Veda celebra la Parola, Vac, il principio cosciente intelligente del cosmo, nella persona della Madre Divina.
1. Con i Rudra e con i Vasu mi desto e con gli Aditya e con gli Dei cammino. Io sono il supporto di Mirta e Varuna, di Indra, di Agni e degli Ashvin.
2. Io animo il Soma eccitante, io sostengo Tvastar, Pusan, e Bhaga. Io accordo il successo a chi offre il sacrificio, al devoto e all’iniziato al Soma.
3. Io sono la sovrana, la detentrice di tutti i beni, la sapienza, l’adorabile. Io entro in ogni luogo e in molte forme, ovunque mi disponga il divino creatore.
4. Io nutro la creatura che vede, che respira, che ascolta parole sensate. Gli esseri abitano in me, sebbene non mi vedano: mi ascoltino, dunque, io sono la verità.
5. Da me provengono le parole e le storie che gli uomini e gli dei amano ascoltare. L’uomo prediletto da me prospererà, io lo faccio sacerdote, saggio, profeta.
6. Io tendo l’arco divino, io colpisco l’empio che infanga la parola. Tra la gente sollevo la lotta e riempio la terra e il cielo.
7. Io provengo dal profondo delle acque oceaniche, io porto Dio alla vetta del mondo. Mi espando nei mondi e in tutte le creature, e la mia fronte tocca il più alto dei cieli.
8. Il mio respiro è potente come il vento e la tempesta, con esso dispongo i mondi e gli esseri. Al di sopra della terra e dei cieli io domino con luminosa potenza e vastità.
Rg Veda, X, CXXV
lunedì 1 ottobre 2012
Hamso upanisad
1. Gautama disse: "O signore che conosci ogni legge, che sei esperto d'ogni scienza, con qual mezzo si desta la conoscenza del Brahman?".
2. Siva rispose: "Dopo aver riflettuto su tutti i Veda e aver conosciuto la dottrina di Siva, ascolta allora da me la verità, o Gautama, rivelata da Parvati".
3. Essa è un segreto che non deve essere divulgato, è simile a un tesoro per chi pratica Yoga, essa che concerne la conoscenza completa dell'anima e che dà come frutto la gioia e la liberazione.
4. Io voglio esporre la dottrina di Hamsa e paramahamsa ad un novizio padrone di te, in pace, devoto al maestro. Sempre bisogna ripetere "Hamso, Hamso". Con tale suono, il respiro penetra e permane in tutti i corpi, come il fuoco nel legno, come l'olio nel sesamo. Chi lo conosce non va alla morte. Dopo aver chiuso l'apertura anale, il praticante deve far salire il soffio dal centro chiamato adhara fino al manipura chakra, dopo essere passato attorno per tre volte allo svadhisthana deve poi, superato l'anahata, trattenere i soffi nella visuddhi, meditare sull'ajna e sul brahmarandhra, realizzare di essere la sillaba Om e riflettere continuamente sul ronzio che, dal centro adhara fino al brahmarandhra, è simile a un puro cristallo: questo si dice che è il Brahman, il supremo Atman.
5. Del mantra Hamso, l'autore è il cigno Hamsa, il metro è la gayatri, la divinità è il paramahamsa, la parte iniziale è Ham, la parte conclusiva è So, la parte centrale è So 'ham. Di giorno e di notte si deve ripetere 21.606 volte, meditando su sole, luna, Atman privo di macchie, Brahma immerso nel mistero: così rianimerà lo spirito che risiede nel corpo. Questo mantra, con l'invocazione rituale "ad Agni e Soma, Vausat ", è usato per il rito del Nyasa, che impegna le membra e le mani, cominciando dal cuore. Alla fine del rito si deve meditare sull'Atman, ossia sull'Hamsa che giace nel cuore dagli otto petali.
6. Il corpo dell'Hamsa è così costituito: Agni e Soma sono le ali, Om è la testa, il punto che sovrasta la mezzaluna è l'occhio o la bocca, Rudra e Rudrani sono i piedi e gli arti, Kala e Agni i due lati del corpo (destro e sinistro), conoscenza e rinuncia sono i due altri lati (superiore e inferiore).
7. Ed esso è il paramahamsa, lo Spirito Supremo, che risplende come dieci milioni di soli e penetra in tutto l'universo! Nella ninfea del cuore ci sono otto impulsi: nel petalo orientale c'è inclinazione alle azioni sacre, nel petalo sud-orientale sonno e ignavia, nel meridionale tendenza alla crudeltà, nel sud-occidentale inclinazione al male, nell'occidentale tendenza al piacere, nel nord-occidentale desiderio di viaggiare, nel settentrionale tendenza alla sessualità, nel nord-orientale desiderio di ricchezze.
8. Nel mezzo c'è la rinuncia, negli steli lo stato di veglia, nel pericarpo lo stato di sonno, nell'androceo lo stato di sonno profondo. Il quarto stato lo si raggiunge quando si è abbandonata la ninfea. Quando l'anima s'è dissolta nel nada, allora si dice che c'è lo stato che è al di là del quarto, al di là del pensiero, al di là dello stesso mantra Hamso, Hamso. E tutto così avviene per effetto del mantra Hamso, Hamso: da esso il pensiero è mosso. Si giunge a godere il nada ripetendolo dieci milioni di volte: tutto così avviene per effetto del mantra Hamso, Hamso. Il nada si manifesta in dieci modi: dapprima come cini, poi come cincini, il terzo grado è come il suono d'una campana, il quarto è come il suono d'una conchiglia, il quinto è come il suono d'una corda, il sesto è come un battito di mani, il settimo è come il suono d'un flauto, l'ottavo è come il suono d'un tamburo, il nono è come il suono d'una cassa armonica, il decimo è come il rumore d'un tuono. Bisogna tralasciare il nono grado e concentrarsi soltanto sul decimo.
9. Al primo grado si ha un suono simile a cincini, al secondo questo scompare, al terzo sopravviene una spossatezza, al quarto la testa trema,
10. al quinto il palato trasuda, al sesto si beve l'ambrosia, al settimo si conosce il mistero, all'ottavo si possiede la parola,
11. al nono il corpo diventa invisibile e si ha la vista divina, senza macchia, al decimo si raggiunge il sommo Brahman, nell'identità fra Atman e Brahman.
12. A questo punto l'intelletto si dissolve e nell'intelletto si bruciano desideri e dubbi, peccati e buone azioni. Appare l'eterno Siva, nella forma di Sakti, onnipresente, rilucente di per sé, puro, illuminato, senza fine, senza macchia, per sempre acquietato".
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