I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

martedì 31 gennaio 2012

sivananda: svadhishthana chakra
















Svadhishthana è situato dentro la sushumna nadi, alla radice dell'organo di riproduzione. Corrisponde al bhuvah loka. Nel corpo fisico, ha controllo sul basso addome, sui reni… Jala mandal (la regione dell'acqua - apas tattva), è qui. All'interno di questo chakra c'è uno spazio come una luna crescente o dalla forma di conchiglia o di fiore kunda. La divinità che vi presiede è il Signore Brahma e devata è la dea Rakini. Il bijakshara vam, il bija di Varuna, si trova in questo chakra. Il colore del chakra è puro rosso sangue o color sindura (vermiglio). Da questo centro emanano sei yoga nadi, che appaiono come i petali di un loto. Le vibrazioni prodotte dalle nadi sono rappresentate dalle lettere sanscrite: bam, bham, mam, yam, ram e lam. Chi si concentra su questo chakra e medita sul devata non ha paura dell'acqua, ed ha un perfetto controllo dell'elemento acqua; ottiene molti poteri psichici, conoscenza intuitiva e un perfetto controllo dei suoi sensi. Lo yogi diviene conquistatore della morte (mrityunjaya).

mercoledì 25 gennaio 2012

sivananda: muladhara chakra


Muladhara chakra è situato alla base della colonna spinale; sta tra l'origine dell'organo di riproduzione e l'ano. È proprio sotto il kanda e la giunzione dove s'incontrano ida, pingala e sushumna nadi. Due dita sopra l'ano e due dita circa sotto i genitali, quattro dita in larghezza è lo spazio dov'è situato il muladhara chakra. Questo è l'adhara chakra (supporto), poiché gli altri chakra vi sono sopra. Kundalini, che dà potere ed energia a tutti i chakra, sta in questo chakra; quindi questo, che è il supporto di tutti gli altri, è chiamato muladhara o adhara chakra.
Da questo chakra emanano quattro importanti nadi, che appaiono come petali di un loto. Le vibrazioni sottili fatte da ciascuna nadi sono rappresentate dalle lettere sanscrite: vam, sam, sham e cam. La yoni che si trova al centro di questo chakra è chiamata kama ed è adorata dai siddha. Qui Kundalini giace addormentata. Ganesh è il devata di questo chakra.
Il saggio yogi che si concentra e medita sul muladhara chakra acquista piena conoscenza di Kundalini e dei mezzi per ridestarla. Quando Kundalini è ridestata, egli ottiene darduri siddhi, il potere di sollevarsi dal terreno. Può controllare il respiro, la mente e il seme; il suo prana entra nella brahmanadi; tutti i suoi peccati sono distrutti. Acquista conoscenza di passato, presente e futuro; e gode la beatitudine naturale (sahaja ananda).

mercoledì 18 gennaio 2012

sivananda: i chakra

















I chakra si trovano nel linga sharira (corpo astrale). Il linga sharira è formato da 17 tattva; e cioè: 5 jnanendriya (orecchie, pelle, occhi, lingua e naso); 5 karmendriya (parola, mani, gambe, genitali e ano); 5 prana (prana, apana, vyana, udana, samana); manas (mente) e buddhi (intelletto). Questi hanno centri corrispondenti nel midollo spinale e nei plessi nervosi del corpo grossolano. Ogni chakra ha controllo e funzione su un centro particolare del corpo grossolano. I chakra non possono essere visti dall'occhio nudo.
Sukshma prana si muove nel sistema nervoso del linga sharira (corpo astrale). Sthula prana si muove nel sistema nervoso del grossolano corpo fisico. I due corsi sono intimamente connessi; agiscono e reagiscono l'uno sull'altro. I chakra sono nel corpo astrale anche dopo la disintegrazione dell'organismo fisico dopo la morte.
Dovunque c'è un intreccio di parecchi nervi, arterie e vene, quel centro è chiamato plesso. I plessi fisici grossolani conosciuti dai vaidya shastra sono: epatico, cervicale, brachiale, coccigeo, lombare, sacrale, cardiaco, epigastrico, esofageo, faringeo, polmonare, linguale, prostatico, ecc. Similmente, vi sono plessi o centri di sukshma prana nella sushumna nadi.
Tutte le funzioni del corpo - nervosa, digestiva, circolatoria, respiratoria, genito-urinaria - e tutti gli altri sistemi del corpo sono sotto il controllo di questi centri nella sushumna. Questi sono centri sottili di energia vitale; sono centri di coscienza (chaitanya). I centri sottili della sushumna hanno i loro centri corrispondenti nel corpo fisico. Per esempio, l'anahata chakra che si trova nella sushumna nadi ha il suo centro corrispondente nel corpo fisico nel cuore (plesso cardiaco).
I centri sottili nella sushumna nadi sono altrimenti conosciuti come loti o chakra. Un tattva particolare predomina in ogni chakra; in ogni chakra c'è una divinità che vi presiede. In ogni chakra è rappresentato un certo animale, che denota che il centro ha le qualità (tattva o guna) di quel particolare animale. Ci sono sei chakra importanti: muladhara, svadhishthana, manipura, anahata, vishuddha e ajna. Il sahasrara è il chakra principale, e sta nella testa. Questi sette chakra corrispondono ai loka (bhuh, bhuvah, swah, maha, jana, tapa e satya loka). Da muladhara a vishuddha vi sono i centri dei cinque elementi (pancha bhuta): terra, acqua, fuoco, aria e etere.
Quando Kundalini viene destata procede dal muladhara al sahasrara, passando per tutti i chakra.
In ogni centro in cui lo yogi dirige la Kundalini, fa esperienza di una forma speciale di Ananda (Beatitudine) e ottiene particolari siddhi (poteri psichici) e conoscenza. Egli gode la Beatitudine suprema quando Kundalini è portata nel sahasrara chakra.
Petali sui Chakra
Ogni chakra ha un numero definito di petali, con una lettera sanscrita su ciascun petalo. La vibrazione che si produce in ciascun petalo è rappresentata dalla corrispondente lettera sanscrita. Ogni lettera denota il mantra di devi Kundalini. Le lettere esistono nei petali in forma latente, e possono essere manifestate e le vibrazioni delle nadi sentite durante la concentrazione.
Il numero dei petali nei loti varia. Muladhara, svadhishthana, manipura, anahata, vishuddha e ajna chakra hanno rispettivamente 4, 6, 10, 12, 16 e 2 petali. Tutte le cinquanta lettere sanscrite sono sui cinquanta petali. Il numero dei petali in ciascun chakra è determinato dal numero e dalla posizione delle yoga nadi attorno al chakra. Sarò ancora più chiaro: da ogni chakra saltano fuori un numero definito di yoga nadi. Il chakra ha l'apparenza di un loto, con le nadi come petali. Il suono prodotto dalle vibrazioni delle yoga nadi è rappresentato dalle corrispondenti lettere sanscrite. Quando Kundalini si trova nel muladhara, i chakra con i loro petali sono volti in basso; quando è risvegliata, si voltano verso il brahmarandhra. Essi si volgono sempre dal lato di Kundalini.

Muladhara

Svadhishthana

Manipura

Anahata

Vishuddha

Ajna

Sahasrara

domenica 8 gennaio 2012

vimala thakar: la libertà interiore è una responsabilità sociale















Vedere il mondo come un insieme confuso di frammenti (alcuni dei quali vengono etichettati come amici, altri come nemici) è un atteggiamento che parte da dentro di noi. Assegniamo al nostro mondo interiore gli stessi giudizi negativi o positivi che usiamo per il mondo esteriore, e le guerre avvengono anche al nostro interno. Internamente siamo in conflitto con noi stessi; le emozioni vogliono una cosa, l’intelletto un’altra, gli istinti del corpo un’altra ancora, e dentro di noi si crea una guerra diversa per dimensioni, ma non per qualità, da quelle in corso nel mondo. Se non siamo in contatto con la totalità di noi stessi, desta forse meraviglia il fatto che non riusciamo a percepire la totalità del mondo? Se pensiamo di essere un insieme raffazzonato e disordinato di caratteristiche desiderabili e indesiderabili, di aspirazioni in contrasto tra loro, di convinzioni e pregiudizi confusi, forse che non proietteremo tutto ciò sul mondo?
Poiché la fonte dei conflitti, dell’ingiustizia sociale e dello sfruttamento è nella psiche umana, dobbiamo cominciare da quest’ultima la trasformazione della società. Indaghiamo la mente, la psiche umana, non per fare un’attività fine a se stessa, ma come un’azione compassionevole verso l’intera specie umana. Dobbiamo scendere alle radici profonde della decadenza della nostra società, in modo che le nuove strutture e sistemi sociali che progetteremo avranno radici abbastanza sane per poter generare fiori. Le strutture della società vanno trasformate, ma vanno modificate anche le supposizioni e le motivazioni nascoste su cui queste strutture si basano. I valori e le motivazioni, sociali e collettivi, per i quali si approvano l’ingiustizia e lo sfruttamento della società moderna, vanno cambiati tanto quanto le strutture socioeconomiche e politiche. Non lasceremo più che le motivazioni e i valori individuali e collettivi restino nascosti e inesplorati. Cambiare le strutture e i comportamenti superficiali non produrrà effetti di lunga durata se le fondamenta resteranno malsane e decadenti.
Coloro tra noi che hanno consacrato la vita all’azione sociale considerano l’etica e la morale, le abitudini e le motivazioni, territorio privato. Desideriamo che le nostre motivazioni e abitudini restino invisibili non solo al mondo, ma anche a noi stessi. In verità, la vita interiore non è una faccenda privata o personale; è una questione sociale. La mente è un risultato dello sforzo umano collettivo. Non esiste la tua e la mia mente; esiste la mente umana. Essa è una mente umana collettiva, plasmatasi e formatasi nel corso dei secoli. I valori, le norme, i criteri sono modelli di comportamento stabiliti dalla collettività. Non c’è nulla di personale o privato in essi. Possiamo pure chiudere le porte della nostra stanza e pensare che nessuno conosce i nostri pensieri, ma quello che facciamo nella cosiddetta privacy influenza la vita intorno a noi. Se per tutto il giorno siamo vittime di pensieri ed energie negative, se ci arrendiamo alla depressione, alla malinconia e al risentimento, queste energie inquinano l’atmosfera. Dov’è, a questo punto, la privacy? Abbiamo la responsabilità sociale di cominciare a considerare la mente un prodotto della collettività, riconoscendo che le nostre espressioni individuali sono espressioni della mente umana.
La libertà interiore dal passato, dalla struttura del pensiero, dalla mente collettiva standardizzata, è assolutamente necessaria se vogliamo incontrarci tra noi senza sfiducia, diffidenza o paura, guardandoci negli occhi spontaneamente e ascoltandoci senza inibizioni. Lo studio della mente e l’esplorazione della libertà interiore non sono cose utopiche o egoiste; al contrario, sono cose urgentemente necessarie affinché gli esseri umani possano superare la barriere erette tra noi dall’irreggimentazione del pensiero.
La responsabilità sociale per arrivare alla libertà interiore è un tema molto importante. Studiamo la mente umana perché vogliamo che prevalga l’armonia della pace, perché abbiamo bisogno della gioia dell’amore nel nostro cuore, perché ci preoccupa la qualità della vita che erediteranno i nostri figli. Non affrontiamo questo studio perché vogliamo qualcosa di nuovo ed esoterico per l’ego, un’esperienza trascendentale che rinforzi la nostra immagine di noi stessi. Studiamo la mente perché è una responsabilità sociale; riconosciamo che la radici della violenza, dell’ingiustizia, dello sfruttamento e dell’avidità sono nella psiche umana, e là rivolgiamo la nostra attenzione chiara, precisa e oggettiva.
Siamo organicamente interdipendenti, e dobbiamo vivere la relazione che c’è tra noi. Fare attenzione alle dinamiche dell’essere interiore non vuol dire creare una via di fuga dalle responsabilità o avere un atteggiamento di falsa superiorità per cui io sono una persona elevata e tu no; vuol dire, semplicemente, riconoscere che nelle nostre relazioni personali e collettive c’è infelicità, e che tali relazioni provocano paure e ansie, mettendoci sulla difensiva. Per quanto desideriamo la pace, non siamo emotivamente maturi per essa, e la nostra immaturità influenza tutte le nostre azioni, anche le più nobili.
La scomparsa del caos interiore accade nella vita di quelle persone che vogliono davvero diventare esseri umani creativi, vivi e passionali, e che riconoscono che l’anarchia e il caos interiori prosciugano l’energia, manifestandosi nella società sotto forma di comportamenti falsi e meschini. La consapevolezza richiede un enorme amore verso la vita. Non è per coloro che scelgono di vivere tirando avanti, o per chi ritiene che le azioni caritatevoli nella società giustifichino una brutta realtà interiore. La rivoluzione totale di cui stiamo parlando non è per i timidi o per coloro che si credono nel giusto. È per coloro che amano la verità più della finzione. È per coloro che sinceramente e umilmente desiderano trovare una via d’uscita da questo caos che ognuno di noi ha creato con la sua indifferenza, negligenza e mancanza di coraggio morale.

La scelta è nelle nostre mani

La maggior parte di noi non sa qual è il senso della propria vita e quali sono le azioni più importanti da compiere. Seguiamo le mode, mutiamo centro d’interesse secondo i dettami della società, ci lasciamo guidare dalle immagini create dai media o da personali, superficiali desideri di essere utili e servizievoli. Poiché siamo abituati a vivere alla superficie e a temere le profondità, i pensieri e le azioni che dedichiamo all’umanità sono poco profondi, simili a fragili contenitori che si spezzano facilmente. Alla fin fine, la maggior parte di noi si preoccupa soltanto della propria meschina esistenza, della collezione di piaceri sensuali, della salvezza personale e dell’ansia per la malattia e la morte, piuttosto che dell’infelicità creata dall’indifferenza e l’insensibilità generali.
Ma abbiamo raggiunto il punto in cui non potremo più permetterci di indulgere in comodità egoiste e guadagni personali, o di evadere in ricerche spirituali a scapito del bene collettivo. Per noi non possono esserci vie di fuga, ritiri o nicchie personali dove volgere le spalle alle sofferenze dell’umanità, dicendo: “Io non sono responsabile. Sono gli altri che hanno creato questo caos; spetta a loro porvi rimedio”. La scritta sul muro del mondo è chiara: “Imparate a vivere insieme, perché nell’isolamento morirete!”. La scelta è nelle nostre mani.
Oggi il mondo ci costringe ad accettare, almeno intellettualmente, la connessione che c’è tra noi, il fatto che dipendiamo gli uni dagli altri. E sempre più persone stanno comprendendo quanto è urgente fermare la follia che ci circonda. Ciononostante, la nostra risposta è superficiale, inadeguata alla complessità della sfida. Non compiamo (e nemmeno prendiamo in considerazione) azioni che minaccino la nostra sicurezza o alterino la nostra abitudine a vivere tirando avanti. Se continuiamo a vivere con noncuranza e indifferenza, badando solo all’utile privato e alla soddisfazione personale, in realtà stiamo scegliendo il suicidio dell’umanità.
Possiamo impegnarci in molti tipi di servizio sociale, secondo le nostre possibilità, senza deviare di un centimetro dai nostri interessi personali; di fatto, lo stesso servizio sociale aumenta (di solito) l’egocentrismo e la considerazione di sé. Non possiamo però cominciare un’autentica azione sociale, che va all’origine dei problemi della società e della psiche umana, senza rinunciare alle motivazioni egoiche. Dobbiamo scrutare a fondo la rete di motivazioni personali e scoprire quali sono le nostre priorità. Il nostro desiderio di pace deve essere tanto intenso da farci abbandonare qualsiasi azione egoica, per raggiungere quella maturità richiesta dalle complesse sfide che caratterizzano la nostra esistenza. Se siamo motivati dal desiderio di farci accettare dalla cultura dominante o dalla controcultura, non avremo né la chiarezza della giusta azione né la passione derivante dall’avere uno scopo preciso. Potremmo pure essere elogiati per i nostri contributi, ma se manca una profonda consapevolezza dell’essenza della nostra vita, una percezione chiara del significato dell’esistenza umana, i nostri contributi non raggiungeranno le radici dell’infelicità umana.
Per essere pronti alla responsabilità sociale, dovremo essere spietatamente onesti con noi stessi. Ovunque siamo, abbiamo la responsabilità di resistere all’ingiustizia, di rischiare senza paura i nostri agi e comodità pur di non cooperare con l’ingiustizia e lo sfruttamento. 



Vimala Thakar, Spirituality and Social Action: A Holistic Approach, 1984

lunedì 2 gennaio 2012

vimala thakar: un approccio olistico alla trasformazione sociale






















Se approviamo la violenza nel nostro cuore, coopereremo con tutti coloro che fanno la guerra. Siamo partecipi, perché psicologicamente approviamo la violenza. Se davvero volessimo porre fine alle guerre, dovremo esplorare le profondità della psiche umana, dove le radici della violenza hanno la loro roccaforte. A meno che non troviamo le radici della violenza, dell’ambizione e della gelosia, non troveremo la via d’uscita dal caos. L’insuccesso nell’eliminazione di queste radici ci condannerà a un’infinita, triste ripetizione dei fallimenti del passato. Dobbiamo renderci conto che la dimensione interiore e quella esteriore sono sottilmente intrecciate, e che non possiamo affrontare con successo l’una se ignoriamo l’altra. Le strutture e i sistemi condizionano la consapevolezza interiore, e i condizionamenti della consapevolezza creano le strutture e i sistemi. Non possiamo estrarre una parte, renderla bellissima e ignorare tutto il resto. I condizionamenti della società sono molto potenti: non vanno ignorati.
Tradizionalmente, sono esistiti due approcci diversi. Uno ci porta verso i problemi sociali, economici e politici, affermando: “Se i problemi economici e politici non vengono risolti, non ci sarà né felicità né pace, e la sofferenza non avrà mai fine. È responsabilità di ogni individuo affrontare questi problemi secondo una certa ideologia. La vita interiore, i suoi squilibri e le sue impurità: queste cose non sono molto importanti, possiamo pensarci dopo, perché è un’attività egoista ed egocentrica. Noi abbiamo una responsabilità verso la società, la specie umana, quindi metti da parte tutti questi problemi sulla meditazione e il silenzio, sulla sofisticazione interiore, sulla trasformazione per la rivoluzione interiore: metti tutto da parte. Prima pensa a queste cose”. Invece, l’altro approccio afferma: “È impossibile risolvere i problemi politici ed economici se l’individuo non viene completamente trasformato. Pensa alla tua trasformazione psicologica, alla rivoluzione interiore. I problemi politici, economici e sociali possono aspettare”.
Di solito, la gente ha seguito l’uno o l’altro di questi due approcci convenzionali: i gruppi religiosi quello della crescita e della rivoluzioni interiori, gli attivisti sociali quello dell’impegno per la società. Abbiamo creato delle barriere, e gli sconfinamenti al di là del proprio territorio sono sempre stati superficiali. Gli attivisti sociali hanno piantato picchetti intorno al proprio territorio, cioè la vita esteriore (le strutture politiche e socioeconomiche); i ricercatori spirituali hanno fatto altrettanto con il proprio ambito (il mondo interiore delle dimensioni più elevate della consapevolezza, delle esperienze trascendentali e della meditazione). I due gruppi, nel corso della storia, si sono sempre reciprocamente disprezzati. Gli attivisti sociali considerano egoisti i ricercatori spirituali, mentre questi ultimi considerano i primi prigionieri delle attività frenetiche, incapaci di cogliere l’essenza della vita. I tradizionali leader spirituali hanno diviso la vita in mondana e spirituale, insistendo sul fatto che il mondo è illusione. Hanno detto: “Questo mondo è «maya», un’illusione. Quindi, tutte le tue azioni devono fare riferimento alla verità assoluta, non a «maya»”. Dunque, una persona religiosa seduta dieci ore al giorno in meditazione non ha bisogno di preoccuparsi dei tiranni, dello sfruttamento o delle crudeltà che avvengono intorno a lei. Direbbe: “Non è responsabilità mia, ma di Dio. Dio ha creato il mondo: Lui (o Lei) se ne prenderà cura”.
Sono esistite delle mescolanze superficiali, per esempio gruppi spirituali che praticano servizio sociale o attivisti sociali che entrano in organizzazioni religiose, ma un’autentica integrazione tra l’azione sociale e la spiritualità non è ancora avvenuta a un livello profondo e innovativo. La storia dello sviluppo umano è stata frammentaria, e la maggioranza delle persone si è accontentata di questa frammentazione. Essa ha l’approvazione della società. Ciascun frammento di società ha il suo insieme di valori. Tra molti attivisti sociali la rabbia, l’odio, la violenza, il rancore e il cinismo sono norme accettate, anche se l’efficacia di queste motivazioni per raggiungere una vita pacifica è stata seriamente messa in dubbio. E l’indifferenza verso i bisogni dei più poveri è stata incredibilmente accettata da generazioni e generazioni di ricercatori spirituali, i quali ritenevano gli stati più elevati di consapevolezza molto più importanti dell’infelicità di milioni di persone alla fame.
All’inizio del ventunesimo secolo una nuova sfida ci attende: andare al di là della frammentazione, degli insiemi incompatibili di valori in cui credono anche le persone più riflessive, smettere di credersi nel giusto, aprirsi a tutta la vita e alla rivoluzione totale. In questa epoca, divenire un ricercatore spirituale senza una consapevolezza sociale è un lusso che non possiamo più permetterci, ed essere un attivista sociale senza una comprensione del funzionamento interiore della mente è la follia peggiore. Nessuno dei due approcci, presi in sé, ha mai avuto grande successo. Oggi è fuori di dubbio che un ricercatore dovrà sforzarsi di essere socialmente consapevole e che un attivista dovrà convincersi della crisi morale della psiche umana, dell’importanza dell’attenzione verso la vita interiore. La sfida che ci attende è di andare molto più in profondità, abbandonare i pregiudizi e le preferenze superficiali, espandere la comprensione a una scala globale, integrare la totalità della vita e divenire consapevoli del tutto di cui siamo una manifestazione.
Man mano che la nostra comprensione si approfondisce, le divisioni arbitrarie tra la vita interiore ed esteriore svaniscono. L’essenza della vita, la sua bellezza e la sua magnificenza sono nella sua totalità. È davvero impossibile dividere la vita in esteriore e interiore, sociale e individuale. Possiamo creare divisioni arbitrarie per le esigenze della vita collettiva, per l’analisi, ma di base nessuna divisione tra l’interiore e l’esteriore è vera o ha significato.
Abbiamo accettato i compartimenti stagni della società, la frammentazione della vita come un dato di fatto necessario. Viviamo in relazione a questi frammenti e accettiamo le divisioni interiorizzate – i nostri vari ruoli, i sistemi di valori in contraddizione tra loro, le motivazioni e priorità opposte – come una realtà. Al nostro interno, siamo in disaccordo con noi stessi; crediamo che l’interiore sia fondamentalmente diverso dall’esteriore, che l’io sia del tutto diverso dal non-io, che le divisioni tra i popoli e le nazioni siano necessarie, e tuttavia continuiamo a chiederci perché al mondo esistano tensioni, conflitti e guerre. I conflitti iniziano con la mente che crede nella frammentazione e ignora la totalità.
Un approccio olistico è il riconoscimento dell’omogeneità e dell’integrità della vita. La vita non è frammentata né divisa. È impossibile dividerla in spirituale e materiale, individuale e collettiva. In essa non possiamo creare scompartimenti politici, economici, sociali, ambientali.
Quando la consapevolezza della totalità si affaccia nel cuore e prendiamo coscienza dell’interrelazione di tutti gli esseri, non è più possibile rapportarsi esclusivamente a un solo frammento, restandovi bloccati. Non appena si è consapevoli del tutto, ogni istante, ogni movimento diventa sacro. Il senso di unità non è più una connessione intellettuale. In tutte le nostre azioni saremo integri, totali e naturali, senza sforzo. Ogni azione o non-azione avrà la fragranza della totalità.


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Vimala Thakar, Spirituality and Social Action: A Holistic Approach, 1984