I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

domenica 24 giugno 2012

tulasi, basilico sacro















Il Tulasi o Tulsi è considerata un'erba sacra da migliaia di anni. Nel Padmapurana (24.2), Shiva dice: “Oh Narada, dove cresce Tulsi non c'è miseria. Tulsi è la più sacra tra le cose sacre. Dovunque la brezza spiri la sua fragranza, c'è purezza. Vishnu elargisce benedizioni a chi cura e coltiva Tulsi. E' sacro perché Brahma abita le sue radici, Vishnu è nel suo stelo e nelle foglie e Rudra risiede nei fiori”.

L'origine del tulsi (basilico) nella mitologia indiana viene associata a Vrinda, la virtuosa moglie del potente demone Jalamdhara, che aveva ottenuto da Brahma l'invincibilità a patto che sua moglie gli restasse sempre fedele. La fedeltà di Vrinda era nota a tutti e Jalamdhara, sentendosi sicuro di ciò e della sua conseguente invincibilità, chiese per sé il gioiello di Indra. Indra non voleva cedere il gioiello e chiese aiuto a Shiva, il quale apparve a Vrinda assumendo le sembianze di un giovane dall'aspetto irresistibile, ma ella lo cacciò. Allora intervenne Vishnu che prese le sembianze dello stesso Jalamdhara. A questo punto, presa dall'inganno, Vrinda cedette e Jalamdhara perse la sua invincibilità. La donna disperata maledì Vishnu, che fu trasformato in pietra di ammonite e Vishnu, a sua volta, maledì Vrinda che si tramutò nella pianta del basilico sacro.

Un'altra leggenda racconta come in seguito ad una terribile catastrofe, andarono perduti negli abissi oceanici moltissimi tesori. Per recuperarli gli Dei e i Demoni decisero di frullare l'oceano e, a tale scopo, utilizzarono il monte Mandare e il serpente Vasuki come cintura per far roteare il monte. Tirando il serpente Vasuki attorcigliato attorno al monte, incominciarono a frullare l'oceano da quale sorsero i quattordici tesori tra cui l'amrita, il nettare dell'immortalità, Dhanvantari, il Dio dell'ayurveda, custode del nettare, Airavata, l'elefante bianco di Indra, Surabhi, la vacca dell'abbondanza, Kaustabha, un prezioso gioiello, Lakshmi, la Dea della prosperità e il tulsi che è, dunque, tra i più grandi tesori di cui si possa disporre.

Le foglie di basilico vengono usate nei riti quotidiani  dedicati a Vishnu per il benessere della famiglia. Per recitare i mantra si utilizzano i mala (rosari) con un filo di 108 grani, spesso fatti proprio con i semi del tulsi. Il mala fatto di tulsi possiede il potere di purificare l’aura e aumentare il potere spirituale della preghiera e protegge ed aiuta nell’apprendimento dello Bhakti Yoga, lo Yoga della devozione. Esistono due tipi di Tulasi: Tulasi bianco, conosciuto come Rama Tulasi e il Tulasi nero, conosciuto come Shyama o  Krishna Tulasi.

Secondo la tradizione cristiana, l'origine della pianta si riaggancia a due leggende. La prima vuole che il basilico sia nato nel vaso dove Salomé aveva sotterrato la testa di Giovanni Battista, mentre la seconda racconta che fu trovato dalla regina Elena, madre dell'imperatore Costantino, sul luogo della crocifissione di Gesù e da lei diffuso in tutto il mondo. Racconti leggendari descrivono la tomba di Cristo Risorto arricchita da numerose piantine di Basilico, che ancora oggi vengono disposte ad ornare gli altari delle chiese ortodosse.

Nessun commento:

Posta un commento