I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

venerdì 5 novembre 2010

Diwali: la festa delle luci



















Diwali,"festa delle Luci", è una delle più antiche ed importanti feste, celebrata in tutta l'India per ricordare il ritorno di Rama nella sua capitale Ayodhya, dopo 14 anni di esilio. Simbolicamente si festeggia il ritorno della "Luce" nella sua casa di origine (il corpo), da dove manca da molto tempo, dopo avere sconfitto tutte le nostre cattive tendenze (Ravana).
Due giorni prima di Diwali è di buon auspicio comprare qualche utensile nuovo per la casa, che deve essere ripulita di tutto punto.
Piccole statuine di Ganesha e Lakshmi verranno utilizzate nella puja; Ganesha viene venerato sempre per primo, mentre Lakshmi, la divinità della ricchezza, farà visita alle case piene di luci durante il giorno di festa.
E' molto importante che tutta la casa sia bene illuminata con torce ad olio, candele e lampadine, la puja della casa viene gioiosamente decorata con fiori freschi e foglie.
Il giorno di Diwali è consuetudine iniziare con un bagno purificatore prima dell'alba, seguito da un massaggio con oli profumati. Al tramonto tutti, elegantemente vestiti con gli abiti tradizionali, si ritrovano nella puja, decorata e illuminata con candele; i piatti più prelibati e tanta frutta sono posti in un lato della Puja, insieme ai nuovi utensili per la casa. Ognuno prende un piccolo pugno di riso tenendolo stretto e il più anziano del gruppo narra la tradizionale storia di Diwali: 
"C'era una volta un re che amava moltissimo la sua bellissima regina. Un giorno il re convocò il miglior gioielliere del regno e gli chiese di preparare un bellissimo collare per la regina. Ii gioielliere fece un collare straordinariamente bello e il costo fu di 900.000 rupie. Sembrava fatto apposta per la regina e tutti erano abbagliati da tanta bellezza. Ogni giorno la regina era solita andare a fare il bagno nel fiume, in compagnia delle sue ancelle. Qui era solita togliersi i gioielli e gli abiti mettendoli sulla riva del fiume. Un giorno mentre stava godendosi il bagno insieme alle sue dame di compagnia, improvvisamente un'aquila, vedendo la collana luccicare al sole, la afferrò con il becco e se la portò via.. Quando la regina uscì dal fiume non trovò più la sua bella collana e fu presa dalla disperazione, senza che nessuno riuscisse a consolarla. Essa si angosciò a tal punto che il re venne a conoscenza del fatto dopo pochi minuti. Ovviamente fu molto seccato e dichiarò che avrebbe dato qualunque cosa a chi avesse ritrovato la collana. Un banditore, battendo sul suo tamburo per richiamare l'attenzione della gente, fece il giro di tutto il regno e tutti vennero a conoscenza della grave perdita subita dalla regina e che ritrovare la collana avrebbe potuto far diventare una persona ricca oltre ogni sogno. Tutti si misero alla ricerca della collana e nelle case e nei mercati non si parlava d'altro. La regina non trovava pace e smise di mangiare e di bere. Anche il re era molto angosciato e chiedeva continuamente alle sue guardie se ci fosse qualche notizia. Ai margini della città, proprio dove comincia la foresta, viveva una vecchietta poverissima. Essa riusciva a sopravvivere vendendo legna e bastoncini per il fuoco, non aveva nessuno che l'aiutasse perché i suoi figli erano andata via in cerca di cibo e denaro e doveva fare tutto da sola. Vista la sua estrema povertà, non poteva permettersi nessuna spesa, ma poiché si stava avvicinando la festa di Diwali, secondo le migliori tradizioni, stava ripulendo la sua misera casa che era molto buia e tetra perché era vicina alla foresta. Improvvisamente vide un patrago (sorta di lucertolone che vive nella foresta) in un angolo buio della capanna. Essa lo uccise e lo gettò sul tetto ricoperto di paglia. In quello stesso momento l'aquila, che aveva ancora in bocca la collana della regina, vide l'animale morto e pensò che sarebbe stato un cibo certamente migliore del lucente oggetto che aveva trovato. Così scese sul tetto e dopo avere posato la collana, prese il patrago morto e volò via. La donna si accorse dal trambusto che stava accadendo qualcosa di strano e, salita sul tetto, trovò, con suo grandissimo stupore, la collana più bella che avesse mai potuto immaginare. Era al corrente di quanto era da poco accaduto nel regno e comprese immediatamente che si trattava della collana della regina. Immediatamente si recò a palazzo e chiese udienza al re, dicendo che si trattava di cosa molto urgente. Il re, che era un buon uomo, nonostante tutte le preoccupazioni, la ricevette immediatamente. Ella gli chiese se fosse ancora valido quanto aveva detto il banditore a riguardo della collana della regina, Il re la guardò pieno di speranza e giurò solennemente che avrebbe mantenuto la promessa fatta. "Eccola ce la ho qui", disse la donna tirando la collana fuori dal suo vestito, tra lo stupore di tutti i cortigiani che erano molto curiosi di vedere cosa avrebbe chiesto la donna come ricompensa. Tutti, compreso il re, si aspettavano che chiedesse almeno metà del regno, ma non fu così. "Sire - essa chiese – il mio desiderio è che nella notte di Diwali nessuno accenda anche una sola luce nella propria casa. Anche il palazzo reale dovrà essere al buio". Il re era esterrefatto, ma, sentendosi molto sollevato per non avere subito una richiesta troppo pesante, accettò di esaudire il desiderio della vecchia e si impegnò solennemente a realizzarlo. Accettò immediatamente perché temeva che la vecchia potesse cambiare idea e chiedesse cose molto più gravose. Tutti parlavano di questa strana richiesta, nelle piazze, nei mercati e nelle case non si parlava d'altro. I saggi del villaggio scuotevano le loro mani, paventando che, dietro la richiesta della donna ci fosse chissà quale mistero. Finalmente Diwali arrivò e scese la sera. La gente era stata ammonita a non accendere nessuna luce, pena la morte, ed anche il palazzo reale fu mantenuto rigorosamente al buio. C'era buio pesto dappertutto. Solo sulla casa della vecchia brillava una unica torcia luminosa. La vecchia aveva fatto ciò che aveva sempre fatto per tutta la sua vita accendendo solo una torcia perché era troppo povera per accenderne due. Allo scoccare di mezzanotte Lakshmi venne giù dal cielo con il suo abito luccicante, che avrebbe dovuto risplendere allo sfavillio delle luci nelle case e nel palazzo che, come consuetudine, avrebbe visitato. Questa volta, invece, era molto perplessa perché a malapena riusciva a vedere e anzi inciampò più volte. Allora scrutò l'orizzonte per vedere se ci fosse qualche luce ed alla fine vide la piccola torcia sulla casa della vecchietta. Sobbalzò di gioia, perché in quel momento era veramente disperata. Frattanto nella piccola capanna, tutta illuminata, la vecchietta si era barricata dentro sprangando la porta. Poi si era messa a fare la sua puja con i suoi vecchi utensili. Improvvisamente vide un ometto, piccolo piccolo e molto disperato che le si avvicinò con grande affanno gridandole: "Lasciami uscire, lasciami uscire, vecchia donna. Io non sopporto questa luce. Devo uscire immediatamente, sono abituato al buio, al sudiciume e all'umidità. Non posso più stare con tutta questa luce". La vecchia donna lo guardò e chiese: " Chi sei, piccolo e buffo ometto?". "Io sono Diladdar, amico di chi è molto povero" rispose l'ometto. La vecchia donna gli parlò allora così:" Tu non puoi lasciarmi, Diladdar, sei sempre stato con me anno dopo anno e io non posso lasciarti andare via. Non ti permetterò di andare via". "Oh donna, abbi pietà di me! Morirò in questa casa tanto illuminata; posso vivere solamente al buio e nello sporco e non alla luce e nella pulizia. C'è tanto buio nella città questa notte! Ti prego, ti prego, aprimi la porta." Frattanto fuori Lakshmi era ferma davanti alla porta della capanna, dicendo con la sua soffice e dolce voce: "Dolce donna, io sono stremata, ti prego mostrami la luce e lasciami entrare in casa, la tua è l'unico posto in cui questa notte posso sentirmi bene e a mio agio. Io non vedo altre luci e le altre case sono tutte al buio. Non riesco a vedere neanche i miei piedi e sono spaventata a morte. Ti prego, ti prego lasciami entrare". La vecchia donna rispose, "No, no, non ti lascerò entrare. Non ti sei mai preoccupata di me prima, perché ora dovrei avere pietà di te?" Ma Lakshmi la implorò e allora la donna chiese: "Se ti lascio entrare, mi prometti che non mi lascerai più e che resterai sempre con me, nella mia casa? Se mi prometti così ti lascerò entrare." Lakshmi rispose, "Si, si te lo prometto, non lascerò mai più la tua casa". Nello stesso istante Diladdar stava gridando con tutta la sua voce di voler uscire. La vecchia donna allora gli disse: "Mi prometti che se ti lascerò andare non ti avvicinerai mai più alla mia casa?". "Lo prometto, lo prometto" gridò Diladdar. Rapidamente la vecchia donna aprì la porta e immediatamente Lakshmi entrò. Vedendola Diladdar divenne ancora più spaventato e sgattaiolò via dileguandosi nel buio. Molto presto la vecchia donna richiamò a casa i suoi figli che erano andati in altre città in cerca di cibo e di un lavoro, affinché vivessero con lei. Essi tornarono e, come succede sempre nelle belle favole, vissero tutti felici e contenti". 
Finito il racconto della storia, tutti i membri della famiglia gettano il riso che avevano tenuto in mano su Lakshmi e Ganesha dicendo a voce alta: "Vattene Diladdar perché deve venire Lakshmi".

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