I nostri pensieri divengono il nostro mondo. Noi diventiamo ciò che pensiamo. Questo è l'eterno mistero. (Maitri Upanisad)

mercoledì 29 dicembre 2010

Mangalacharan Shanti Mantra - il mantra della pace
















sarve sham swastir bhavatu
possano tutti essere felici

sarve sham shantir bhavatu
possano tutti essere in pace

sarve sham purnam bhavatu
possano tutti ottenere la perfezione

sarve sham mangalam bhavatu
possano tutti essere benedetti

sarve bhayantu sukhinaha
prego per la felicità di tutti gli esseri

sarve santu niramayaha
possano tutti essere liberi dalla miseria sempre

sarve bhadrani pashyantu
possano tutti gli esseri vivere in pace

maa kas chid dukha bhagbhavet
possa non vedere mai nessuno soffrire nel mondo

OM SHANTI SHANTI SHANTIHI

martedì 21 dicembre 2010

Isa Upanisad (testo italiano)












Quello è perfetto, questo è perfetto
Dal perfetto viene il perfetto
Anche se il perfetto emana il perfetto,
esso rimane perfetto.

Il Signore dimora in tutto questo
Ogni cosa al mondo è tutto il mondo
Se rinunci a tutto, godi tutto
Non creare la ricchezza fuori di te!

Chi agisce così in questo mondo
può vivere cento anni
Se vivrai così, non incontrerai ostacoli
e nessuna azione ti legherà.

Tutti coloro che si oppongono al proprio Sé
dopo la morte vanno nei ciechi mondi
avvolti nelle tenebre
chiamati mondi senza sole.

Egli è immobile,
eppure è più rapido del pensiero
Egli è al di sopra di tutto,
neanche gli déi possono raggiungerlo
Senza muoversi, supera tutto ciò che corre
In lui Agni compie la sua opera.

Quello si muove, Quello non si muove
Quello è lontano, Quello è vicino
Quello è all'interno di questo, di ogni cosa
Quello è all'esterno di questo, di ogni cosa.

Colui che vede
tutti gli esseri nel Sé
e vede il Sé in tutti gli esseri,
questi non odia nessuno.

In colui che sa che tutti gli esseri
esistono solo come Sé,
in colui che così vede solo Quello,
non c'è illusione, non c'è sofferenza.

Questi invero conosce
ciò che è luminoso e immateriale,
che non può essere ferito né bagnato,
puro, senza peccato,
il veggente, il sapiente,
l'essere supremo, indipendente,
che dall'origine dei tempi
fa raggiungere il proprio scopo.

Coloro che dimorano nell'ignoranza
cadono in una profonda oscurità
Ma in una ancor più profonda oscurità
cadono coloro che si compiacciono della conoscenza.

Il destino di chi coltiva la conoscenza
certamente è diverso
da quello di chi vive nell'ignoranza
Così dicono i saggi
che insegnano a conoscere Quello.

Chi conosce la saggezza e l'ignoranza
vincendo l'ignoranza
sconfigge la morte,
coltivando la saggezza
beve il nettare dell'immortalità.

Coloro che adorano gli esseri invisibili
cadono in una profonda oscurità
Ma in una ancor più profonda oscurità
cadono coloro
che si compiacciono di ciò che è visibile.

Il destino di chi si fonda su ciò che esiste
certamente è diverso
da quello di chi si fonda
su ciò che non esiste
Così dicono i saggi
che insegnano a conoscere Quello.

Chi conosce
ciò che porta tutti gli esseri alla rovina,
supera la rovina e la morte
e beve il nettare dell'immortalità in tutti gli esseri.

Un velo di luce
nasconde il volto della verità
Ti prego, rimuovi questo velo
e mostrami il vero dharma!

O sole, tu che concedi
alla forza creativa il suo potere,
unico Saggio,
trattieni, ti prego, i tuoi raggi!
Attenua il tuo splendore,
perché io possa vedere
la tua benedetta forma!
Questo Sé simile al sole,
sono io!

Che questo corpo sia consumato,
che il mio soffio si fonda con l'aria
e divenga immortale!
Om - ricorda i miei sacrifici,
ricorda come ti ho servito!
Ricorda i miei sacrifici,
ricorda come ti ho servito!

O Agni, mio Dio, mio Signore!
Tu che conosci la via,
guidaci sul giusto cammino!
Facci superare ogni ostacolo,
liberaci da ogni difetto!
Mi inchino dinnanzi a te,
con queste parole ti rendo omaggio!

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lunedì 13 dicembre 2010

Gayatri Mantra - il mantra della realizzazione interiore





Om Bhur Bhuvah Svah
Tat Savitur Varenyam
Bhargo Devasya Dhimahi
Dhiyo Yo Nah Prachodayat


Meditiamo sul fulgore supremo dei tre universi,
possa illuminare la nostra coscienza.

BUHR: LA TERRA
BHUVAH: L'ATMOSFERA
SVAH: IL CIELO
TAT: COLUI
SAVITUR: IL SOLE (LA DIVINITA' CHE GENERA E ILLUMINA LA VITA)
VARENYAM: L'ASSOLUTO
BHARGO : LA LUCE SUPREMA CHE DIMORA NEL SOLE E DISTRUGGE I SEMI DEL KARMA
DEVASYA: DELLA DIVINITA' CHE CAUSA LO SPLENDORE DELL'UNIVERSO
DHI MAHI: MEDITIAMO
DHIYO YO NAH: CHE IL NOSTRO INTELLETTO
PRACHO DAYAT: POSSA INCITARE


Commento al Gayatri Mantra
da: Raimon Panikkar - I Veda - Mantramanjari

«Non c'è nulla di più sublime della Gàyatri». Esso è il mantra più famoso dei
Veda, rivolto al divino donatore di vita come Dio supremo, simbolizzato in
Savitr, il Sole. Per questo motivo la preghiera si chiama anche Savitr. È
recitata ogni giorno al sorgere e al tramontare del sole, di solito al momento
del bagno rituale. Questo mantra deriva il suo nome dal metro in cui è scritto,
la gàyatrì, che è un metro poetico vedico di ventiquattro sillabe, il cui
autore, secondo la tradizione, fu il saggio Visvàmitra.

La Brhadàranyaka-upanisad da una spiegazione simbolica della Gàyatrì molto
elaborata, basata sulla sua composizione poetica, tre piedi di otto sillabe
ciascuno: il primo piede è composto dai tre mondi: la terra, i cieli e il
firmamento, o piuttosto la parte in mezzo; il secondo piede è composto dalla
triplice conoscenza, cioè la saggezza dei tre Veda', il terzo piede è composto
dalle tre forze vitali (pràna, o inspiro, apàna, o espiro, e vyàna, o respiro
diffuso, che insieme compongono otto sillabe). Tutto questo è detto al fine di
introdurre il quarto piede, che è reso visibile precisamente entro e attraverso
la Gàyatri, Savitr, il sole «al di sopra dei cieli oscuri». Attraverso un
processo interiore attuato recitando la Gàyatri con consapevolezza, tutta la
realtà viene riflessa e così anche dominata nell'uomo - questo mesocosmo, questo
specchio dell'intera realtà.

Inoltre, come dice un altro commentario importante sulla Gàyatri. «La Gàyatri è questo intero universo, tutto ciò che è venuto in essere. E la Parola è la Gàyatri, poiché la Parola canta e protegge questo intero universo che è venuto in essere» Chanddogya Upanisad 111,12,1.

La Gàyatri è un simbolo completo della luce. È certamente molto più
dell'epifania della luce; è la luce stessa quando la recitazione è una vera
preghiera, un'assimilazione e un'identificazione con ciò che si prega. Ogni
verso sottolinea un aspetto della luce: lo splendore glorioso dell'Ultimo, la
sua radiosità interna, cioè la luce increata (verso 1); la luce che crea, la
luminosità comunicativa del Sole increato, Savitr, lo splendore del Dio vivente
che illumina ogni cosa (verso 2); e, infine, l'incidenza della luce divina sui
nostri esseri, e in particolar modo sulle nostre menti, rendendo noi stessi
rifulgenti e trasmettitori della stessa rifulgenza e convertendoci in luce: luce
da luce, splendore da splendore, uno con la sorgente della luce, non in una
pesante identità ontologica, ma in una "luminosa" identità di luminosità,
totalmente trasparente - àtman-brahman (verso 3).



lunedì 6 dicembre 2010

Mandukya Upanisad (testo italiano)

 













Om. Questo mondo eterno è tutto: ciò che era, ciò che è e ciò che sarà, e ciò che è al di là nell'eternità. Tutto è OM. 

Il Brahman è tutto e l'Atman è Brahman. L'Atman, il Sé, ha quattro stati o condizioni.

Il primo è la vita nello stato di veglia della coscienza che si muove verso l'esterno, che gode dei sette elementi grossolani esteriori.

Il secondo è la vita nello stato di sogno della coscienza che si muove all'interno, godendo dei sette elementi sottili interiori nella sua stessa luce e solitudine.

Il terzo è la vita nello stato di sonno della coscienza silenziosa dove non hanno desideri né sogni. Questa condizione di sonno profondo è quella di unità, un ammasso di coscienza silenziosa fatta di pace e che gode della pace.

Questa coscienza silenziosa è onnipotente, onnisciente, il sovrano interiore, la sorgente di tutto, l'inizio e la fine di tutti gli esseri.

Il quarto stato è quello dell'Atman nel suo stato più puro: la vita risvegliata della coscienza suprema. Non è né coscienza esteriore né coscienza interiore, né semi-coscienza, né coscienza di sonno, né coscienza e neppure incoscienza. È l'Atman, lo stesso Spirito, che non può esser visto o toccato, che è al di sopra di ogni distinzione, al di là del pensiero e ineffabile. L'unione con lui è la prova suprema della sua realtà. È la fine dell'evoluzione e della non-dualità. È pace e amore.

Questo Atman è la Parola eterna OM. È composto da tre suoni: A, U, e M, che sono i primi tre stati di coscienza, e questi tre stati sono i tre suoni.

Il primo suono, A, è il primo stato, della coscienza di veglia, comune a tutti gli uomini. Lo si trova nelle parole Apti, “conseguire”, e Adimatvam, “esser primo”. Colui che conosce questo ottiene la realizzazione di tutti i suoi desideri, e primeggia su tutte le cose.

Il secondo suono, U, è il secondo stato, della coscienza del sogno. Lo si ritrova nelle parole Utkarsha, “che si eleva”, e Ubhayatvam, “entrambi”. Colui che conosce questo accresce la tradizione della conoscenza e ottiene equilibrio. Colui che conosce questo ottiene la conoscenza del Brahman.

Il terzo suono, M, è il terzo stato, della coscienza del sonno. Lo si ritrova nelle parole Miti, “misura”', e nella radice Mi, “finire”, che dà luogo ad Apiti, “il fine ultimo”. Colui che conosce questo misura tutto con la mente e ottiene il Fine ultimo.

La parola OM come suono unico è il quarto stato della coscienza suprema. È al di là dei sensi ed è la fine dell'evoluzione. È non dualità e amore. Va con il suo sé verso il supremo Sé colui che conosce questo.



domenica 28 novembre 2010

Ajai Alai mantra















Ajai Alai, Abhai Abhai, Abhoo Ajoo, Anaas Akaas,
Invincibile,Indistruttibile,Senza paura, Ovunque,Non nato,Eterno,Indistruttibile,In ogni cosa,

Aganj Abhanj, Alakh Abhakh, Akaal Deaal, Alek Abehk,
Invincibile, Indivisibile,Invisibile, Libero dal desiderio,Immortale, Buono,Inimmaginabile, Senza forma,

Anaam Akaam, Agaahaa Adhaahaa, Anaatay Parmaatay, Ajouni Amouni,
Innominabile, Libero dai desideri, Impenetrabile, Indistruttibile, Senza Maestro, Distruttore,Oltre la nascita e la morte,

Na Raage Na Ranghe, Na Rupe Na Reke, Akaramang Abharamang, Aganje Alekhe,
Oltre il silenzio, Più dell'amore stesso,Oltre ogni colore, Senza forma, Oltre i chakra, Oltre il karma, Oltre il dubbio, oltre le battaglie, Inimmaginabile.


sabato 20 novembre 2010

Kena Upanisad (testo italiano)


Tradotta da Sri Aurobindo

Prima Parte

1. Sospinta da chi la mente va diritta al suo scopo? E aggiogato da chi il respiro ha seguito per la prima volta il suo corso? Da chi è data quella parola che gli uomini parlano e quale dio mise in opera gli occhi e le orecchie?
2. Quello che è udito del nostro udito, mente della nostra mente, parola della nostra parola, quello anche è vita del nostro respiro e vista della nostra vista. I saggi sono liberati e passano da questo mondo all'immortalità.
3. Lì non c'è vista, non c'è discorso, non c'è mente. Noi non lo conosciamo né possiamo sapere come si potrebbe insegnarlo: poiché Esso è altro dal conosciuto, è al di sopra del non–conosciuto. Che Esso è così lo abbiamo ascoltato da antichi uomini che lo hanno dischiuso alla nostra comprensione.
4. Quello che è inesprimibile per la parola, quello per mezzo del quale la parola è espressa, sappi che Quello è il Brahman e non questo che gli uomini venerano qui.
5. Quello che pensa non mediante la mente, quello dal quale la mente è pensata, sappi che Quello è il Brahman e non questo che gli uomini venerano qui.
6. Quello che vede non mediante gli occhi, quello attraverso il quale l’occhio vede le immagini, Quello è il Brahman e non questo che gli uomini venerano qui.
7. Quello che sente non mediante l'orecchio, quello attraverso il quale l'orecchio sente ciò che ode, Quello è il Brahman e non questo che gli uomini venerano qui.
8. Quello che respira non con il respiro, quello dal quale il respiro della vita è mosso in avanti sul suo sentiero, Quello è il Brahman e non questo che gli uomini venerano qui.

Seconda Parte

1. Se pensi di conoscerlo bene, allora ben poco sai della forma del Brahman. Quello che di esso sei tu, quello che di esso è negli dei, questo devi pensare. Io lo penso conosciuto
2. Io non penso di conoscerlo bene e tuttavia so che non mi è sconosciuto. Colui che di noi lo conosce, conosce Quello; egli conosce quel Lui che non è sconosciuto a lui..
3. Colui da cui Esso non è pensato, ha il pensiero di Esso; colui dal quale Esso è pensato, non Lo conosce. Esso è sconosciuto al discernimento di quelli che lo discernono, da coloro che non cercano di discernerlo Esso è conosciuto.
4. Quando Esso è conosciuto per mezzo della percezione che lo riflette, allora uno ha il pensiero di Esso, perché trova l'immortalità; grazie al sé uno trova la forza di raggiungere e grazie alla conoscenza trova l'immortalità.
5. Se qui uno arriva a quella conoscenza allora è veramente; se qui non arriva a quella conoscenza, allora grande è la perdita. I saggi lo trovano in ogni genere di avvenimenti ed essi passano da questo mondo all'immortalità.

Terza Parte

1. L'Eterno vinse per gli dei e nella vittoria dell'Eterno gli dei crebbero in grandezza. Essi videro, “Nostra la Vittoria, nostra è la Grandezza.”
2. L'Eterno conobbe il loro pensiero e apparve davanti a loro: ed essi non seppero che cosa era questo potente Spirito.
3. Essi dissero ad Agni: O tu che conosci tutte le cose nate, insegnaci questa cosa, che cosa può essere questo potente Spirito . Ed egli disse: Così sia .
4. Egli corse verso l'Eterno ed Esso gli disse: Chi sei tu? Sono Agni – egli disse – sono quello che conosce tutte le cose nate.
5. Poiché sei questo, qual è la forza in te? Io potrei bruciare tutto ciò che è sulla terra.
6. L'Eterno pose davanti a lui un filo d'erba: Brucialo, gli disse; ed egli si mosse verso il filo d'erba con tutto il suo impeto, ma non riuscì a bruciarlo. Allora si fermò e tornò indietro: Non ho potuto capire che cosa possa essere questo potente Spirito.
7. Allora essi si rivolsero a Vayu: O Vayu, cerca di capire chi sia questo potente Spirito. Ed egli disse: Così sia.
8. Egli corse incontro a Quello. Esso gli chiese: Chi sei tu? Ed egli rispose: Io sono Vayu, e sono quello che si espande nella Madre di tutte le cose.
9. Poiché sei questo, qual è la forza in te? E Vayu replicò: Io posso prendermi tutte le cose che sono sulla terra.
10. Quello gli pose dinanzi un filo d'erba e gli disse: Prendilo. Egli venne avanti con tutta la sua potenza ma non poté prenderlo. Allora si fermò e tornò indietro: Non ho potuto capire chi sia questo potente Spirito.
11. Allora essi chiesero a Indra, Signore della pienezza: Vai a capire chi sia questo potente Spirito. Ed egli disse: Così sia. Gli andò incontro ma Quello svanì dinanzi a lui.
12. Nello stesso etere egli incontrò la Donna, quella che si presenta in molte forme, Uma, figlia delle montagne nevose e a lei chiese: Chi era questo potente Spirito?

Quarta Parte

1. Ella gli disse: Esso è l'Eterno. Dell'Eterno è questa vittoria nella quale voi crescerete in grandezza. Allora soltanto egli seppe che questo era il Brahman.
2. Perciò questi dei, Agni, Vayu ed Indra, sono avanti a tutti gli altri, perché sono giunti più vicini al Suo tocco.
3. E dunque Indra è come se fosse avanti a tutti gli altri dei, perché è andato più vicino al suo tocco e per primo ha saputo che era il Brahman.
4. Ora questa è l'indicazione di Quello – come questo fascio di luce su di noi o come il battere delle ciglia, per quel che concerne gli dei.
5. Per quel che concerne il Sé – come il movimento di questa mente sembra conquistare Quello e per mezzo di esso, dopo, la volontà nel pensiero continuamente lo ricorda.
6. Il nome di Quello è quella Delizia; e quella Delizia si dovrebbe venerare. A chi così Lo conosce tutti gli esistenti a lui si rivolgono.
7. Tu hai detto: Parlami dell'Upanisad; l'Upanisad ti è stata detta. Dell'Eterno in verità è l'Upanisad di cui abbiamo parlato.
8. Di questa conoscenza, austerità e dominio di sé e opere, sono il fondamento, i Veda sono le sue membra e la verità è il suo luogo di dimora. 

9. Colui che possiede questa conoscenza scaccia da sé il male e in quel mondo più vasto e nei cieli infiniti trova il suo fondamento. Sì, egli trova il suo fondamento.

venerdì 12 novembre 2010

Shiva Chandrasekhara Ashtakam



Chandrashekhara chandrashekhara chandrashekhara pahimam
Chandrashekhara chandrashekhara chandrashekhara rakshamam

Il Signore coronato dalla luna la protegge, il Signore coronato dalla luna ci protegge

Rathna sanu sarasanam rajathadri srunga nikethanam
Sinchini krutha pannageswara achyuthahana sayakam
Kshipra dhagdha pura thrayam thri divalayairabhi vanditham
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama

Chi ha i gioielli sul proprio arco ed ha come simbolo la mezzaluna d’argento, chi ha usato come corda dell’arco il serpente primordiale e non può sbagliare mira, chi ha rapidamente distrutto le tre città del male ed è salutato dai tre mondi, il Signore coronato dalla luna cosa può fare per me se non liberarmi dalla dualità.

Pancha paada pa pushpa gandhambhuja dwaya shobitham
Phala lochana jatha pavaka dagdha manmatha vigraham
Basma digdha kalebharam bhava nasanam bhavam avyayam
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama

Il signore dai cinque volti splendenti che ha ai piedi due fiori di loto profumati, che con il fuoco dell’occhio apparso sulla sua fronte infiamma d’amore ogni forma, che copre il suo corpo con la cenere, che distrugge l’apparenza che appare indistruttibile, il Signore coronato dalla luna cosa può fare per me se non liberarmi dalla dualità

Chandrashekhara chandrashekhara chandrashekhara pahimam
Chandrashekhara chandrashekhara chandrashekhara rakshamam

Matha varana mukhya charma kruthoth arya manoharam
Pankajasana padma lochana poojit anghri saroruham
Deva sindhu tharanga seekara siktha jatadharam
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama

Chi ha mescolato la testa di elefante alla creatura dell’affascinante Parvati, chi è seduto sul loto, onorato dal dio dagli occhi di loto (Bhrama) e dal dio dai piedi di loto (Visnu), chi ha i capelli intrecciati e bagnati dalla spuma delle onde del fiume sacro, il Signore coronato dalla luna cosa può fare per me se non liberarmi dalla dualità

Yaksha raja sakham bhagaksha haram bhujanga bhooshanam
Shaila raje suthaa parish krutha charu vama kalebharam
Kshweda neela galam paraswadha dharinam mruga dharinam
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama

Chi è amico del re degli spiriti, regge l’asse terrestre ed è adornato dal serpente attorno al collo, ed il cui lato sinistro del corpo è costituito dalla splendida figlia del re delle montagne, chi ha il collo blu per il veleno ed è armato di un’ascia e signore di tutti gli animali, il Signore coronato dalla luna cosa può fare per me se non liberarmi dalla dualità

Chandrashekhara chandrashekhara chandrashekhara pahimam
Chandrashekhara chandrashekhara chandrashekhara rakshamam

Kundali krutha kundaleeswara kundalam vrusha vahanam
Naradadhi muneeswara sthutha vaibhavam bhuvaneswaram
Andhakandhakam asrithamara padapam samananthakam
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama

Chi è adornato da grandi orecchini a cerchio ed ha un toro come vahana (veicolo sacro), chi è invocato dal saggio Narada ed è glorificato come signore della terra, chi oscura le tenebre per combattere la morte e con il suo piede schiaccia il dio della morte, il Signore coronato dalla luna cosa può fare per me se non liberarmi dalla dualità

Bheshajam bhava roginam akhilapadam paharinam
Daksha yagna vinasanam triguna athmakam trivilochanam
Bhukthi mukthi phala pradham sakalagha sanga nibharhanam
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama

Chi cura ogni sofferenza della vita, chi può trasformare ogni parte dell’universo, chi ha annullato il sacrificio della sposa (Sati), chi incarna le tre qualità ed ha tre occhi, chi offre il frutto della gioia e della liberazione, chi rende tutto simile nell’unione, il Signore coronato dalla luna cosa può fare per me se non liberarmi dalla dualità

Chandrashekhara chandrashekhara chandrashekhara pahimam
Chandrashekhara chandrashekhara chandrashekhara rakshamam

Bhaktha vathsala marjitham nidhim akshayam haridam baram
Sarva bhootha pathim parath param apreya manuthamam
Soma varina bhoohuthasana soma panilakha krutheem
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama

Chi purifica l’amore della devozione rendendolo un tesoro inesauribile, chi muove la realtà dell’universo in tutte le direzioni e riempie tutto l’esistente, chi è il vero nutrimento e la bevanda del Soma, il più buono e gustoso nettare, il Signore coronato dalla luna cosa può fare per me se non liberarmi dalla dualità

Viswa srushti vidhayinam punareva palana thathparam
Samharathamapi prapancham asesha loka nivasinam
Kredayantham aharnisam gana nadha yudha samnvitham
Chandrashekara masraye mama kim karishyathi vai yama

Chi ha il sapere dell’universo ed è intento continuamente a proteggerlo, chi ha completamente il potere sulla sua espansione e risiede in tutti gli esseri del mondo, chi incarna il giorno e la notte ed è al tempo stesso separato ed insieme a tutti gli esseri, il Signore coronato dalla luna cosa può fare per me se non liberarmi dalla dualità



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venerdì 5 novembre 2010

Diwali: la festa delle luci



















Diwali,"festa delle Luci", è una delle più antiche ed importanti feste, celebrata in tutta l'India per ricordare il ritorno di Rama nella sua capitale Ayodhya, dopo 14 anni di esilio. Simbolicamente si festeggia il ritorno della "Luce" nella sua casa di origine (il corpo), da dove manca da molto tempo, dopo avere sconfitto tutte le nostre cattive tendenze (Ravana).
Due giorni prima di Diwali è di buon auspicio comprare qualche utensile nuovo per la casa, che deve essere ripulita di tutto punto.
Piccole statuine di Ganesha e Lakshmi verranno utilizzate nella puja; Ganesha viene venerato sempre per primo, mentre Lakshmi, la divinità della ricchezza, farà visita alle case piene di luci durante il giorno di festa.
E' molto importante che tutta la casa sia bene illuminata con torce ad olio, candele e lampadine, la puja della casa viene gioiosamente decorata con fiori freschi e foglie.
Il giorno di Diwali è consuetudine iniziare con un bagno purificatore prima dell'alba, seguito da un massaggio con oli profumati. Al tramonto tutti, elegantemente vestiti con gli abiti tradizionali, si ritrovano nella puja, decorata e illuminata con candele; i piatti più prelibati e tanta frutta sono posti in un lato della Puja, insieme ai nuovi utensili per la casa. Ognuno prende un piccolo pugno di riso tenendolo stretto e il più anziano del gruppo narra la tradizionale storia di Diwali: 
"C'era una volta un re che amava moltissimo la sua bellissima regina. Un giorno il re convocò il miglior gioielliere del regno e gli chiese di preparare un bellissimo collare per la regina. Ii gioielliere fece un collare straordinariamente bello e il costo fu di 900.000 rupie. Sembrava fatto apposta per la regina e tutti erano abbagliati da tanta bellezza. Ogni giorno la regina era solita andare a fare il bagno nel fiume, in compagnia delle sue ancelle. Qui era solita togliersi i gioielli e gli abiti mettendoli sulla riva del fiume. Un giorno mentre stava godendosi il bagno insieme alle sue dame di compagnia, improvvisamente un'aquila, vedendo la collana luccicare al sole, la afferrò con il becco e se la portò via.. Quando la regina uscì dal fiume non trovò più la sua bella collana e fu presa dalla disperazione, senza che nessuno riuscisse a consolarla. Essa si angosciò a tal punto che il re venne a conoscenza del fatto dopo pochi minuti. Ovviamente fu molto seccato e dichiarò che avrebbe dato qualunque cosa a chi avesse ritrovato la collana. Un banditore, battendo sul suo tamburo per richiamare l'attenzione della gente, fece il giro di tutto il regno e tutti vennero a conoscenza della grave perdita subita dalla regina e che ritrovare la collana avrebbe potuto far diventare una persona ricca oltre ogni sogno. Tutti si misero alla ricerca della collana e nelle case e nei mercati non si parlava d'altro. La regina non trovava pace e smise di mangiare e di bere. Anche il re era molto angosciato e chiedeva continuamente alle sue guardie se ci fosse qualche notizia. Ai margini della città, proprio dove comincia la foresta, viveva una vecchietta poverissima. Essa riusciva a sopravvivere vendendo legna e bastoncini per il fuoco, non aveva nessuno che l'aiutasse perché i suoi figli erano andata via in cerca di cibo e denaro e doveva fare tutto da sola. Vista la sua estrema povertà, non poteva permettersi nessuna spesa, ma poiché si stava avvicinando la festa di Diwali, secondo le migliori tradizioni, stava ripulendo la sua misera casa che era molto buia e tetra perché era vicina alla foresta. Improvvisamente vide un patrago (sorta di lucertolone che vive nella foresta) in un angolo buio della capanna. Essa lo uccise e lo gettò sul tetto ricoperto di paglia. In quello stesso momento l'aquila, che aveva ancora in bocca la collana della regina, vide l'animale morto e pensò che sarebbe stato un cibo certamente migliore del lucente oggetto che aveva trovato. Così scese sul tetto e dopo avere posato la collana, prese il patrago morto e volò via. La donna si accorse dal trambusto che stava accadendo qualcosa di strano e, salita sul tetto, trovò, con suo grandissimo stupore, la collana più bella che avesse mai potuto immaginare. Era al corrente di quanto era da poco accaduto nel regno e comprese immediatamente che si trattava della collana della regina. Immediatamente si recò a palazzo e chiese udienza al re, dicendo che si trattava di cosa molto urgente. Il re, che era un buon uomo, nonostante tutte le preoccupazioni, la ricevette immediatamente. Ella gli chiese se fosse ancora valido quanto aveva detto il banditore a riguardo della collana della regina, Il re la guardò pieno di speranza e giurò solennemente che avrebbe mantenuto la promessa fatta. "Eccola ce la ho qui", disse la donna tirando la collana fuori dal suo vestito, tra lo stupore di tutti i cortigiani che erano molto curiosi di vedere cosa avrebbe chiesto la donna come ricompensa. Tutti, compreso il re, si aspettavano che chiedesse almeno metà del regno, ma non fu così. "Sire - essa chiese – il mio desiderio è che nella notte di Diwali nessuno accenda anche una sola luce nella propria casa. Anche il palazzo reale dovrà essere al buio". Il re era esterrefatto, ma, sentendosi molto sollevato per non avere subito una richiesta troppo pesante, accettò di esaudire il desiderio della vecchia e si impegnò solennemente a realizzarlo. Accettò immediatamente perché temeva che la vecchia potesse cambiare idea e chiedesse cose molto più gravose. Tutti parlavano di questa strana richiesta, nelle piazze, nei mercati e nelle case non si parlava d'altro. I saggi del villaggio scuotevano le loro mani, paventando che, dietro la richiesta della donna ci fosse chissà quale mistero. Finalmente Diwali arrivò e scese la sera. La gente era stata ammonita a non accendere nessuna luce, pena la morte, ed anche il palazzo reale fu mantenuto rigorosamente al buio. C'era buio pesto dappertutto. Solo sulla casa della vecchia brillava una unica torcia luminosa. La vecchia aveva fatto ciò che aveva sempre fatto per tutta la sua vita accendendo solo una torcia perché era troppo povera per accenderne due. Allo scoccare di mezzanotte Lakshmi venne giù dal cielo con il suo abito luccicante, che avrebbe dovuto risplendere allo sfavillio delle luci nelle case e nel palazzo che, come consuetudine, avrebbe visitato. Questa volta, invece, era molto perplessa perché a malapena riusciva a vedere e anzi inciampò più volte. Allora scrutò l'orizzonte per vedere se ci fosse qualche luce ed alla fine vide la piccola torcia sulla casa della vecchietta. Sobbalzò di gioia, perché in quel momento era veramente disperata. Frattanto nella piccola capanna, tutta illuminata, la vecchietta si era barricata dentro sprangando la porta. Poi si era messa a fare la sua puja con i suoi vecchi utensili. Improvvisamente vide un ometto, piccolo piccolo e molto disperato che le si avvicinò con grande affanno gridandole: "Lasciami uscire, lasciami uscire, vecchia donna. Io non sopporto questa luce. Devo uscire immediatamente, sono abituato al buio, al sudiciume e all'umidità. Non posso più stare con tutta questa luce". La vecchia donna lo guardò e chiese: " Chi sei, piccolo e buffo ometto?". "Io sono Diladdar, amico di chi è molto povero" rispose l'ometto. La vecchia donna gli parlò allora così:" Tu non puoi lasciarmi, Diladdar, sei sempre stato con me anno dopo anno e io non posso lasciarti andare via. Non ti permetterò di andare via". "Oh donna, abbi pietà di me! Morirò in questa casa tanto illuminata; posso vivere solamente al buio e nello sporco e non alla luce e nella pulizia. C'è tanto buio nella città questa notte! Ti prego, ti prego, aprimi la porta." Frattanto fuori Lakshmi era ferma davanti alla porta della capanna, dicendo con la sua soffice e dolce voce: "Dolce donna, io sono stremata, ti prego mostrami la luce e lasciami entrare in casa, la tua è l'unico posto in cui questa notte posso sentirmi bene e a mio agio. Io non vedo altre luci e le altre case sono tutte al buio. Non riesco a vedere neanche i miei piedi e sono spaventata a morte. Ti prego, ti prego lasciami entrare". La vecchia donna rispose, "No, no, non ti lascerò entrare. Non ti sei mai preoccupata di me prima, perché ora dovrei avere pietà di te?" Ma Lakshmi la implorò e allora la donna chiese: "Se ti lascio entrare, mi prometti che non mi lascerai più e che resterai sempre con me, nella mia casa? Se mi prometti così ti lascerò entrare." Lakshmi rispose, "Si, si te lo prometto, non lascerò mai più la tua casa". Nello stesso istante Diladdar stava gridando con tutta la sua voce di voler uscire. La vecchia donna allora gli disse: "Mi prometti che se ti lascerò andare non ti avvicinerai mai più alla mia casa?". "Lo prometto, lo prometto" gridò Diladdar. Rapidamente la vecchia donna aprì la porta e immediatamente Lakshmi entrò. Vedendola Diladdar divenne ancora più spaventato e sgattaiolò via dileguandosi nel buio. Molto presto la vecchia donna richiamò a casa i suoi figli che erano andati in altre città in cerca di cibo e di un lavoro, affinché vivessero con lei. Essi tornarono e, come succede sempre nelle belle favole, vissero tutti felici e contenti". 
Finito il racconto della storia, tutti i membri della famiglia gettano il riso che avevano tenuto in mano su Lakshmi e Ganesha dicendo a voce alta: "Vattene Diladdar perché deve venire Lakshmi".

domenica 31 ottobre 2010

108 Upanisad














dal Rigveda

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sabato 23 ottobre 2010

meditazioni della luna piena








 meditazione universale della luna piena 
 per l'Italia ore 21

 sabato 23 ottobre 2010

 domenica 21 novembre 2010

 martedì 21 dicembre 2010
 eclisse totale di luna - solstizio d'inverno

 mercoledì 19 gennaio 2011

 venerdì 18 febbraio 2011

 sabato 19 marzo 2011

 lunedì 18 aprile 2011

 martedì 17 maggio 2011

 mercoledì 15 giugno 2011
 eclisse totale di luna

 venerdì 15 luglio 2011 


 sabato 13 agosto 2011