Il Tulasi o Tulsi è considerata un'erba sacra da migliaia di anni. Nel Padmapurana (24.2), Shiva dice: “Oh Narada, dove cresce Tulsi non c'è miseria. Tulsi è la più sacra tra le cose sacre. Dovunque la brezza spiri la sua fragranza, c'è purezza. Vishnu elargisce benedizioni a chi cura e coltiva Tulsi. E' sacro perché Brahma abita le sue radici, Vishnu è nel suo stelo e nelle foglie e Rudra risiede nei fiori”.
L'origine del tulsi (basilico) nella mitologia indiana viene
associata a Vrinda, la virtuosa moglie del potente demone Jalamdhara, che aveva
ottenuto da Brahma l'invincibilità a patto che sua moglie gli restasse sempre
fedele. La fedeltà di Vrinda era nota a tutti e Jalamdhara, sentendosi sicuro
di ciò e della sua conseguente invincibilità, chiese per sé il gioiello di
Indra. Indra non voleva cedere il gioiello e chiese aiuto a Shiva, il quale
apparve a Vrinda assumendo le sembianze di un giovane dall'aspetto
irresistibile, ma ella lo cacciò. Allora intervenne Vishnu che prese le
sembianze dello stesso Jalamdhara. A questo punto, presa dall'inganno, Vrinda
cedette e Jalamdhara perse la sua invincibilità. La donna disperata maledì
Vishnu, che fu trasformato in pietra di ammonite e Vishnu, a sua volta, maledì
Vrinda che si tramutò nella pianta del basilico sacro.
Un'altra leggenda racconta come in seguito ad una terribile
catastrofe, andarono perduti negli abissi oceanici moltissimi tesori. Per
recuperarli gli Dei e i Demoni decisero di frullare l'oceano e, a tale scopo,
utilizzarono il monte Mandare e il serpente Vasuki come cintura per far roteare
il monte. Tirando il serpente Vasuki attorcigliato attorno al monte,
incominciarono a frullare l'oceano da quale sorsero i quattordici tesori tra
cui l'amrita, il nettare dell'immortalità, Dhanvantari, il Dio dell'ayurveda,
custode del nettare, Airavata, l'elefante bianco di Indra, Surabhi, la vacca
dell'abbondanza, Kaustabha, un prezioso gioiello, Lakshmi, la Dea della prosperità e il
tulsi che è, dunque, tra i più grandi tesori di cui si possa disporre.
Le foglie di basilico vengono usate nei riti
quotidiani dedicati a Vishnu per il benessere della famiglia. Per
recitare i mantra si utilizzano i mala (rosari) con un filo di 108 grani,
spesso fatti proprio con i semi del tulsi. Il mala fatto di tulsi possiede il
potere di purificare l’aura e aumentare il potere spirituale della preghiera e
protegge ed aiuta nell’apprendimento dello Bhakti Yoga, lo Yoga della
devozione. Esistono due tipi di Tulasi: Tulasi bianco, conosciuto come Rama
Tulasi e il Tulasi nero, conosciuto come Shyama o Krishna Tulasi.
Secondo la tradizione cristiana, l'origine della pianta si
riaggancia a due leggende. La prima vuole che il basilico sia nato nel vaso
dove Salomé aveva sotterrato la testa di Giovanni Battista, mentre la seconda
racconta che fu trovato dalla regina Elena, madre dell'imperatore Costantino,
sul luogo della crocifissione di Gesù e da lei diffuso in tutto il mondo.
Racconti leggendari descrivono la tomba di Cristo Risorto arricchita da
numerose piantine di Basilico, che ancora oggi vengono disposte ad ornare gli
altari delle chiese ortodosse.
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